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Attualità sabato 27 agosto 2016 ore 11:03

Byron e Shelley vicini di casa a Pisa

Nella prima metà dell’Ottocento, i due scrittori abitarono sui Lungarni uno di fronte all’altro in una città culla della cultura



PISA — Due tra i più celebri poeti del Romanticismo inglese, Lord Byron e Percy Bysshe Shelley, scelsero Pisa come città in cui trascorrere gli anni dei moti insurrezionali del 1821.

Byron, infatti, costretto a lasciare Ravenna a causa del suo spirito libertario, si trasferì sul Lungarno Mediceo nel Palazzo Lanfranchi (oggi Palazzo Toscanelli divenuta sede dell’Archivio di Stato) dalle cui finestre poteva vedere Palazzo della Chiesa, situato sul Lungarno Galilei, dove, al terzo piano, risiedeva Shelley già da qualche tempo.

Ed è proprio dalla città della torre che Byron, in una lettera del 4 dicembre 1821 indirizzata all'editore Murray, scrive: "Sto qui in un famoso vecchio palazzo feudale sull'Arno, abbastanza grande per una guarnigione, con prigioni sotterranee e segrete nelle mura, e così pieno di spiriti che il dotto Fletcher (mio domestico) mi ha chiesto il permesso di cambiare stanza, e si è quindi rifiutato di occupare la sua nuova stanza perché in questa vi erano più spiriti che nell'altra. […] La casa apparteneva alla famiglia Lanfranchi […] ed ebbe fieri possessori ai suoi tempi...". 

Pisa, dunque, come tappa obbligata per l’apprendistato culturale di giovani di buona educazione e desiderosi di conoscere quello scrigno di bellezze che, nella mente dei pupilli dell’aristocrazia e dell’agiata borghesia britannica e tedesca, era, ed è, il nostro paese.

Oggi di quei passaggi così importanti resta poco e fuori dai circuiti turistici. Una targa ( l'intenzione di Shelley, abbagliato dai tramonti sull'Arno, era quella di fare della sua abitazione, dove oggi sono restate solo le rovine, un circolo culturale dove far confluire gli intellettuali, il Pisan Circle ) e per Byron un affresco dentro palazzo Toscanelli dove si fece immortalare in abito greco.

I due ebbero frequentazione comune a Pisa fondando anche la rivista The Liberal con un altro inglese, James Hunt e poi presero strade diverse.

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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