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Oscar Peterson + One

di - martedì 30 settembre 2014 ore 07:45

Mi piace Oscar Peterson. Soprattutto perché è un pianista sopraffino, tecnicamente uno dei migliori, ma anche per il suo amore per il jazz. Per la sua innovazione, per la sua nuova classicità.

Una carriera lunga circa 60 anni… più di mille concerti in giro per il mondo, senza mai stancarsi di portare in giro il suo trio o il suo quartet, ma più di ogni altra cosa… il suo ritmo che incalza inesorabile sulle trombe e che accompagna le spazzole a loro volta accarezzando le percussioni.

Un piano che dirige l’orchestra, un piano che comanda la tromba solitaria con lo volontà di dare un’impronta precisa alla composizione. I virtuosi del pianoforte sono così.. si lasciano andare in una sorta di trance musicale che trascina il pezzo dove vogliono loro.. esattamente elevando la composizione da razionale a irrazionale, improvvisata, ma pura, personale.

Dopo Art Tatum, scopritore del pianoforte jazz, arriva Oscar Peterson, che introduce il virtuosismo del piano jazz nello swing più classico e piacevole che esista.

Che binomio fantastico il jazz e lo swing… il paradiso musicale di un batterista… primissimo attore nella gestione del ritmo, e fulcro di sperimentazione per pianisti.. sempre pronti a cavalcare l’onda del ritmo al limite dell’ascoltabile.

Si nota bene, nel famoso album del ’64 “Oscar Peterson Trio + One” che presentiamo oggi, che Mack The Knife ha un carico speciale. Non è più la voce di Frank Sinatra a fare da padrona della canzone, non ci siaspetta più il timbro inconfondibile di Frank a marcare la canzone… bensì attendiamo la prossima mossa di Oscar al piano, o della tromba che strimpella qua e là.. e sembra tutto così ben studiato, ricercato e voluto.. fin quando non scopri che la classe dello swing nasconde dentro di sé una natura selvaggia istintiva solitaria.

Un album bellissimo, quello di oggi. Un ottimo suggerimento per gli amanti del pianoforte e di uno swing ricercato. Squeaky’s Blues è l’esempio di virtuosismo estremo. Una tromba che impazza dietro ad un pianoforte incontrollabile… simile, ma non così estremo, il tema di apertura Brotherhood Of a Man; di contro, I Want A Little Girl è una serenata che scioglierebbe la più fredda delle ambite di una balconata. Un album tutto da scoprire e da ascoltare più volte, perché ognuna permette di scoprire piacevoli novità.

Questo è il livello superiore, per intendersi, all’ascolto dei grandi crooner. Il momento in cui ci si discosta dall’estasi della voce e dell’impersonificazione interpretativa, per gettarsi a corpo libero tra le onde di un virtuoso del piano… che talvolta coccola… quasi a non accorgersene… talvolta lascia a bocca aperta dalla sua ricercatezza. 


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