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Attualità sabato 02 gennaio 2021 ore 09:05

L'anno della pandemia, il lavoro negli ospedali

La direttrice dell'ospedale pisano traccia un bilancio dell'anno appena trascorso: “Lavorare in squadra ci ha garantito tempestività di risposte"



PISA — Si chiude un anno complesso per l’Aoup visto che gli ospedali sono stati in tutto il mondo in prima linea nella gestione della pandemia provocata dal Covid-19. Riorganizzazione, riconversione, gestione delle due ondate con il sistema sotto stress e, alla fine, tenuta sostanziale con il mantenimento anche di gran parte delle attività sanitarie no-Covid. Ma comunque finisce un anno che non sarà facile dimenticare. 

Il direttore dell'Aoup Silvia Briani ha tracciato un bilancio dell'anno appena trascorso, dedicando il suo pensiero "A tutte le persone che abbiamo ricoverato e curato e che, nonostante gli sforzi profusi, ci hanno lasciato. A loro voglio dedicare il mio pensiero e quello di tutti gli operatori sanitari che rappresento perché la nostra missione primaria è curare le persone e, quando non è possibile, per noi è una sconfitta. Voglio aggiungere però un altrettanto sentito ringraziamento a tutti gli operatori di quest’Azienda che, da circa un anno, stanno lavorando per combattere questa pandemia che ha stravolto le abitudini di tutti, sacrificando talvolta gli affetti, accumulando stanchezza, nutrendo a volte anche sconforto. A tutti loro voglio dire il mio grazie perché ci hanno aiutati a garantire la tenuta del sistema e quindi sono orgogliosa del loro lavoro”.

“Indubbiamente la prima ondata ci ha colti di sorpresa", dice ancora Briani parlando di Covid, "Abbiamo fronteggiato la pressione dei ricoveri sospendendo tutte le attività programmate e mantenendo in piedi solamente quelle legate all’oncologia, alle patologie gravi e all’emergenza-urgenza, come ha disposto il Governo in tutt’Italia. Abbiamo dovuto codificare numerose procedure, aggiornate e riviste alla luce delle nuove evidenze scientifiche, abbiamo messo in piedi una poderosa attività di sorveglianza sanitaria dei nostri operatori, rivoluzionato le attività dei laboratori per processare i tamponi, e tutto questo ha assorbito moltissime energie. Al contempo assai cospicua è stata anche l’attività di ricerca relativa al Covid grazie alla molteplicità delle competenze e all’alta specializzazione che caratterizzano un’Azienda integrata con l’Università come la nostra. Solo verso la fine di maggio, dopo il picco massimo di ricoveri Covid di fine marzo (187 letti totali occupati, di cui 151 ordinari e 36 di terapia intensiva), abbiamo cominciato a intravedere la luce ma è stata una lunghissima cavalcata e anche la sanificazione e riconversione delle degenze, con la ripresa delle attività ordinarie, è stata un banco di prova complesso, che ha cominciato ad andare a regime a estate inoltrata”.

"Poi è arrivata la seconda ondata a cavallo di settembre-ottobre", continua Briani "E abbiamo dovuto riallestire i reparti Covid con la differenza che, nel corso dell’estate, è stato realizzato con i fondi della Protezione civile un Covid Hospital all’ex Pronto soccorso del Santa Chiara con circa 30 posti letto, modulabili a seconda delle necessità in ordinari, sub-intensivi e intensivi.

Poi abbiamo istituito una “Bolla Covid” all’Edificio 31 per le patologie tempo-dipendenti con altri 8 posti letto e, man mano che i numeri del contagio salivano, abbiamo dovuto velocemente riconvertire in posti letto Covid anche le Malattie infettive e la Pneumologia, più le varie degenze di area medica e una parte della terapia intensiva dell’Edificio 30, impegnata già pesantemente nella gestione dei pazienti critici nella scorsa primavera. 

La seconda ondata, che è ancora in corso anche se i numeri stanno calando, è stata quindi più complessa e pesante della prima, arrivando a mettere a regime fino a 155 posti letto Covid ordinari e circa 42 fra intensivi e subintensivi. Ma la differenza sostanziale rispetto alla prima è stata innanzitutto nella capacità, questa volta, di non chiudere l’ospedale e riuscire a mantenere in parallelo anche le attività no Covid, sia chirurgiche sia ambulatoriali"


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