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Attualità giovedì 04 giugno 2020 ore 13:39

L'Università mappa la microplastica in Atlantico

Il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università metterà al servizio le tecniche che ha sviluppato per identificare le microplastiche



PISA — Un oceano di plastica: si stima che nell’Atlantico ne arrivino ogni anno dai cinque ai tredici milioni di tonnellate, una presenza di cui però si conosce molto poco, appena il 10%, soprattutto a causa delle microplastiche. E proprio per colmare questa lacuna è partito HOTMIC- Horizontal and vertical oceanic distribution, transport, and impact of microplastics, un progetto triennale finanziato con 2,3 milioni di euro nell’ambito del programma europeo “JPI Oceans” a sostegno dei mari denominato “Healthy and Productive Seas and Oceans”.

I paesi europei impegnati nel progetto HOTMIC sono sei e per l'Italia l'unico partner è il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa. HOTMIC, che prenderà il via ufficialmente il 5 giugno, ha l’obiettivo di mappare la presenza delle microplastiche dalla costa Atlantica europea sino al vortice nord atlantico. Con questo progetto si metteranno a punto metodologie analitiche e si faranno campagne di campionamento delle microplastiche, anche sotto i 10 micron, per valutarne entità, tipologia, distribuzione, rotte dagli estuari fino al mare aperto e dalla superficie sino ai fondali, modalità di degradazione e di interazione con organismi biologici. L’intento è di porre le basi per una più accurata valutazione dei potenziali rischi per l’ambiente e per gli organismi marini. In particolare, i chimici e ricercatori dell’Ateneo pisano metteranno in campo le tecniche uniche che hanno ideato per identificare e quantificare le diverse varietà di microplastiche.

“Abbiamo sviluppato una metodologia del tutto originale che ci consente di identificare i diversi tipi di microplastica, polimero per polimero - spiega Valter Castelvetro dell’Ateneo pisano – sino ad oggi la tecnica più comune e utilizzata si limitava infatti a fare una separazione grossolana delle microplastiche dai sedimenti, seguita da una laboriosa e inaccurata conta tramite tecniche di microscopia e spettroscopia microscopica”.

Per caratterizzare le microplastiche, saranno quindi utilizzate diverse tecniche di separazione.

Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa coordinato da Valter Castelvetro è composto da Francesca Modugno, Alessio Ceccarini, Andrea Corti, Mario Cifelli e Antonella Manariti.


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