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Cronaca lunedì 17 febbraio 2014 ore 19:59

Rifiuti speciali rivenduti illegalmente. Traffico tra Toscana e Piemonte

Sequestrati 5 siti di stoccaggio e 5mila tonnellate di rifiuti. Coinvolte imprese edili e di trasporti, oltre a professionisti



PISA — Circa 80 persone fra Arpat e Forestale. In tanti hanno lavorato per sequestrare cinque siti di stoccaggio a Massa Carrara, Mugello, Prato e Biella. All’attività ha collaborato personale dell’Agenzia delle Entrate.
Sequestrate inoltre 5mila tonnellate di rifiuti, denunciati undici soggetti titolari di aziende e professionisti nel campo della consulenza ambientale. Nel corso dell’operazione sono state eseguite venti perquisizioni in varie località.

L’operazione è scattata all'alba di oggi, 17 febbraio. Il rifiuto trafficato è il polverino 500 mesh, un residuo di lavorazione che dovrebbe essere correttamente smaltito e che, invece, veniva venduto come un sottoprodotto accompagnato da una scheda tecnica contenente informazioni non rispondenti alla vera natura e composizione del rifiuto.

L'indagine del Corpo Forestale di Firenze e dell’Arpat è partita dal ritrovamento di circa 1.300 tonnellate di rifiuto contenute in grossi big bags stoccati all'interno di una cava dismessa nell'area del Mugello. Dopo una prima segnalazione alla Procura della Repubblica di Firenze le indagini sono proseguite, sotto il coordinamento della stessa Procura, anche in altre province esaminando voluminose quantità di documentazione acquisita presso il sito di produzione del rifiuto.

Nell’ attività illecita erano coinvolte, oltre ad aziende operanti nel settore dei rifiuti, anche imprese edili e di trasporto nonché professionisti che si sono prestati a favorire, con informazioni false, quello che è emerso nel corso delle indagini come un vero e proprio traffico organizzato di rifiuti.

Questo complesso meccanismo consentiva all'azienda produttrice sia di risparmiare, evitando i costi elevati di smaltimento, che di guadagnare vendendo il rifiuto a varie ditte sia in Toscana sia in Piemonte: stimato un guadagno illecito per circa un milione e 200mila euro che sarà meglio quantificato con l'analisi della documentazione sequestrata.


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