Politica

Fuga a Ponsacco, è ancora polemica sul Cascina

L'addio della società che approda a Ponsacco e porta con sé la categoria continua a far discutere. Betti: "Alla dirigenza non interessa il territorio"

Il palazzo comunale di Cascina

Sembrano non volersi placare le polemiche intorno al futuro del calcio a Cascina, dopo che la società nerazzurra è ormai avviata verso Ponsacco, dove porterà con sé il titolo e la categoria.

"I dirigenti del Cascina hanno minacciato di lasciare il nostro Comune già un anno fa e durante il campionato appena concluso hanno avviato ricerche e contatti per trasferire la società - ha spiegato il sindaco Michelangelo Betti - il nostro territorio e la storia del Cascina non sono mai stati al centro del loro interesse. Tutto quel che abbiamo fatto è muoverci con equilibrio per tutelare e far crescere lo sport a Cascina, dando pari dignità a tutte le realtà sportive".

"Non ci siamo mai sottratti a un confronto con la dirigenza nel tentativo di comprendere come poter aiutarli. Quello che era stato chiesto all’amministrazione erano campi dove allenarsi, contributi economici e aiuti per cercare sponsor - ha puntualizzato l'assessora allo Sport, Francesca Mori - la disponibilità non è mai mancata, nonostante loro ci avessero comunicato che erano intenzionati a guardarsi intorno perché interessati ad avere un unico spazio dove allenarsi".

"Uno spazio che, un tempo, avevano in quanto gestori degli impianti Redini e Fiorentini e che la precedente amministrazione, proprio quella dell’ex sindaco facente funzione Dario Rollo e dell’allora assessore allo Sport Leonardo Cosentini, ha poi con bando assegnato all’Atletico Cascina - ha aggiunto - evidentemente ritenendo il progetto di quest’ultima società migliore di quello del Cascina".

"L’ex sindaco Rollo fa riferimento alle proroghe concesse all'Atletico Cascina - hanno continuato Betti e Mori - come a tutte le realtà, non solo di calcio, che gestiscono i nostri impianti comunali che l’anno scorso erano in scadenza, è stata fatta una proroga di un anno ripetibile fino ad arrivare a tre anni sulla base del decreto Rilancio. Il Covid ha messo in difficoltà le società sportive e questo ha consentito loro di avere respiro e recuperare in parte mancate entrate".

"Quello che stiamo facendo non è altro che sistemare i disastri che abbiamo trovato, ma si sa che a distruggere si fa prima che a costruire", hanno concluso.