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Lavoro martedì 11 marzo 2014 ore 15:44

"Non ci siamo arresi alla crisi", storie di imprenditori di Pisa

Aumentano le chiamate al Servizio di ascolto e sostegno della prefettura. Oltre mille richieste in pochi mesi



PISA — Si sono riuniti ancora. E, ogni volta, sono sempre di più. Le richieste di aiuto al Servizio di Ascolto e Sostegno istituito dalla prefettura continuano a crescere. 
Alla seduta di oggi, oltre al prefetto Francesco Tagliente e alla segretaria del servizio Giuliana Grison della Camera di Commercio, c'erano Pietro Pietrini dell'Azienda Ospedaliera Psicologia clinica, Renato Biasi di Equitalia, Angela Valenti dell' Inps, Patrizia Muscarà dell' Agenzia delle Entrate, Giovanni Lorenzini dell'Inail, Maurizio Masini dell'Ordine Commercialisti, Stefano Pulidori dell'Ordine Avvocati, Giorgio Occhipinti dell' Abi e Annamaria Venezia della Direzione Territoriale del Lavoro.

Hanno, inoltre, partecipato Romano Pucci presidente della Confartigianato e, per la trattazione delle criticità relative ai ristoratori, anche Stefano Bruni e Alfredo Massart, in rappresentanza dei governatori distrettuali dei Rotary e dei Lions.Gli assistiti, invece, quelli che non ce la fanno più, in gran parte hanno chiesto di rimanere anonimi. Tra loro c'è il titolare di un bar di Pisa che, giorni fa, si è presentato dal direttore territoriale del lavoro Annamaria Venezia, dicendo di non essere nelle condizioni di pagare. Le situazioni esaminate in questi mesi hanno messo in evidenza la crescita del fenomeno del sovraindebitamento familiare e imprenditoriale. A soffrire sono le attività di ristorazione e di somministrazione di bevande, come ristoranti e bar e le attività legate all'artigianato edile.
Nello stesso periodo, ai "Centri (sportelli) territoriali di ascolto" sono arrivate un migliaio di richieste di aiuto. Le cause più frequenti che determinano la crisi delle imprese sono: la contrazione del numero dei clienti e quindi dei ricavi, che aumenta l'incidenza dei costi fissi, la difficoltà a ottenere un credito bancario, a cui si aggiunge una scarsa conoscenza degli strumenti finanziari da parte dell'imprenditore stesso, che vive la crisi delle propria impresa con una sensazione di scoraggiamento psicologico, pericoloso per sé e per la sua famiglia.
Ci sono quelli che vogliono rimanere anonimi e poi ci sono gli altri, quelli che ci mettono nome e faccia, certi che la crisi non è colpa loro. Che più di così non potevano fare e che, solo per questo, chiedono aiuto. Ecco alcune delle loro testimonianze.
Masi Giotto: "Se i periti delle assicurazioni avessero continuato a rinviare la data della consegna della perizia, allungando i tempi della liquidazione dei danni causati dall'incendio della fabbrica di mobili, avrei rischiato il fallimento, con 10 famiglie di dipendenti in mezzo alla strada", dice il titolare di un'azienda di mobili per arredamento, mentre aspetta con altre persone di essere sentito dal Servizio di ascolto. "Cinque banche mi avevano anticipato che non potevano più attendere e una di queste aveva già bloccato il rinnovo del mutuo" - ha aggiunto l'imprenditore Giotto - "Il Prefetto si è interessato, anche con l'Ordine degli Avvocati, e la situazione si è finalmente sbloccata. Con uno degli Istituti di credito è intervenuta anche l'Associazione bancaria, così mi hanno rinnovato il mutuo. Mi ritengo fortunato. Se non mi fossi rivolto al Servizio non so cosa ne sarebbe stato della mia famiglia e di quella dei miei dipendenti".
Petronilla Carbone: "Ero stata costretta a chiudere il ristorante. Negli ultimi due anni la situazione economica è precipitata. Mi sono trovata in difficoltà con Equitalia e con alcuni fornitori di servizi. Non riuscivo a pagare le bollette e l'ASA mi aveva tolto l'acqua. Il Prefetto, informato dal Sindaco della mia situazione anche familiare, mi ha convocato e, dopo avermi ascoltata, insieme agli altri del Servizio di Ascolto mi ha fatto 'frazionare le bollette' e riattivare l'acqua. Ora due avvocati mi stanno assistendo per risolvere i problemi che mi ha creato la Banca e, intanto, al ristorante iniziano ad arrivare le prenotazioni: a giorni verranno a cena i Lions mandati dal Prefetto". "Sapevo dell'aiuto ricevuto da Giovanna Temperanza, la moglie del ristoratore di Riparbella che si è tolto la vita, ma non immaginavo che avrei potuto essere assistita così. Il Prefetto, Equitalia, l'Ordine degli Avvocati, l'ASA e tanti altri mi hanno aiutato e stanno seguendo la mia vicenda".
Gladio Romano Cirini: "Finalmente il Ministero dell'Agricoltura ha iniziato a pagarmi. Ho riscosso le prime rate. Sto continuando a lavorare grazie al Servizio di ascolto. Equitalia mi aveva pignorato la macchina e due box" dice l'allenatore di cavalli da corsa a Pisa. Lui è tornato in Prefettura solo per riferire che ha ricevuto i soldi e per ringraziare: "Mi hanno ridato la speranza di poter superare queste difficoltà - prosegue -; con un credito vantato verso il Ministero dell'Agricoltura e un'esposizione debitoria di 30mila euro con Equitalia, se non si fosse interessato il Prefetto, avrei dovuto perdere anche i cavalli. Ci sono stati momenti in cui guardando avanti vedevo il buio, ora finalmente vedo in fondo la luce".


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