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Attualità giovedì 23 ottobre 2014 ore 13:25

Tribe, dall'Aoup una nuova terapia antitumorale

da sinistra: Fotios Loupakis, Chiara Cremolini e Alfredo Falcone

La ricerca, basata su una combinazione di tre farmaci, sarebbe in grado di ridurre il volume del cancro e allungare l'aspettativa di vita dei pazienti



PISA — Dall'Azienda ospedaliero-universitaria pisana arrivano novità sulla terapia medica del cancro del colon-retto. Grazie a uno studio denominato Tribe, l'equipe dell'oncologo Alfredo Falcone ha dimostrato che che è possibile ottenere un miglioramento delle condizioni dei pazienti somministrandogli una combinazione di tre farmaci chemioterapici e, in combinazione alla chemioterapia, un anticorpo antiangiogenico.

“I tre risultati più determinanti che abbiamo ottenuto con la combinazione che chiamiamo Folfoxiri associata a bevacizumab - spiega Falcone - sono una maggiore riduzione del volume tumorale, un maggiore controllo dell’evoluzione della malattia in termini temporali e un’aspettativa di vita che, per la maggior parte dei pazienti trattati, ha superato i 30 mesi. Vi sono più pazienti in vita a distanza di 5 anni e oltre dall’inizio della terapia con il nuovo trattamento rispetto a quello convenzionale”.

La ricerca si inserisce all'interno del progetto del gruppo cooperativo Gono, condotto in 33 centri oncologici su tutto il territorio nazionale, ed è stata pubblicata su “The New England journal of medicine”.

Fotios Loupakis primo autore della pubblicazione precisa: “Il versante clinico, e quindi il beneficio che ai pazienti ne deriverà, è certamente il motore principale di tutti i nostri sforzi. I pazienti candidati a questo tipo di trattamento devono rispondere a semplici criteri clinici di selezione applicabili da tutti gli specialisti oncologi medici e pertanto questa terapia è fattibile da subito in qualunque centro". 

Chiara Cremolini, co-autrice e coordinatrice delle analisi biomolecolari dello studio, aggiunge: “Questo non è un punto di arrivo, è un’importante tappa intermedia. Purtroppo il tumore, o parte di esso, sa già in partenza o impara nel corso del trattamento a sfuggire anche alle terapie più efficaci. Comprendere al meglio i meccanismi di questo fenomeno, che tecnicamente chiamiamo resistenza, è una sfida storica dell’oncologia, la cui vittoria è sempre più alla nostra portata. A questo proposito siamo già al lavoro su ulteriori analisi dello studio Tribe da cui raccoglieremo informazioni fondamentali nell’ideazione e conduzione di ricerche future, alcune delle quali già in cantiere”.


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