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Lavoro sabato 19 aprile 2014 ore 10:50

​Vino, da Pisa parte la conquista al mercato cinese

In un convegno promosso dall'istituto confucio del Sant'Anna si presentano strategie per consolidare il mercato orientale



PISA — Nel 2013 l'Italia si è confermata principale produttrice di vino al mondo e, dal momento che la Cina diventerà nel 2020 il maggior consumatore del pianeta, c'è l'interesse a conquistare stabilmente quel mercato con un'attenzione particolare.
Nel convegno tenutosi a Montepulciano organizzato dall'istituto confucio della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa si è parlato di come aumentare l'esportazione e consolidare il marchio del vino, specialmente quello rosso considerato come l’alternativa decisamente più salutare ed elegante rispetto ad altre bevande alcooliche e, soprattutto, un forte strumento di aggregazione e un dono di classe. 

“Nel 2013 l'Italia si è confermata il principale produttore di vino al mondo superando di poco la Francia con quasi 45 miliardi di ettolitri contro i 44 dei transalpini – spiega Pietro Tonutti, ordinario di arboricoltura generale e coltivazioni arboree alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nonché prorettore alle relazioni internazionali, ideatore e coordinatore della sessione tecnica ed economica del convegno -. La produzione vinicola italiana rappresenta il 17 per cento a livello mondiale e il 30 per cento circa a livello dell’Unione europea, per un valore complessivo di circa 9 miliardi di euro. Le esportazioni rappresentano l'elemento vincente e per la prima volta, nel 2013, viene superata la soglia dei 5 miliardi di euro in valore di vino italiano venduto all'estero".

“Se il nord America e i paesi dell’Ue – prosegue Tonutti - continuano ad essere i mercati più importanti, l'attenzione per i paesi asiatici, che finora rappresentano solo il 4.3 per cento delle esportazioni italiane, sta crescendo in maniera decisa, anche se ancora ampio è il gap con altri paesi produttori che esportano in questa area geografica come Francia e Australia. La Cina, in particolare, si trova in una fase estremamente dinamica e fa registrare una delle più intense crescite pro-capite, perché già rappresenta a oggi il paese con il maggior consumo globale di vino rosso (incrementi del 140 per cento rispetto al 2008) e secondo alcune stime sarà, nel 2020, il principale consumatore di vino al mondo. L'approccio con il vino della popolazione cinese cambia con rapidità: esso viene valutato sempre più spesso come una valida e più sana, oltre che ‘alla moda’, alternativa ad altri prodotti alcoolici tradizionalmente utilizzati; è poi spesso considerato come un elegante dono da offrire. In numerose città cinesi sono comparsi wine bar che riscuotono un notevole successo. Appare anche importante sottolineare che la Cina cresce con rapidità in termini di produzione nazionale, con alcune realtà, ad esempio la Provincia di Shandong, di alto livello qualitativo che vedono il coinvolgimento diretto di aziende vitivinicole europee".


“E' tuttavia da rimarcare che , secondo un recente sondaggio condotto dal China wine information network, il 95 per cento dei consumatori cinesi - ricorda Tonutti - ha una limitata conoscenza del vino e del suo mondo ed è disponibile ad approfondire le conoscenze. Il 60 per cento preferisce, a parità di prezzo, acquistare vino importato rispetto a quello domestico, con una marcata recente tendenza a preferire vini di prezzo medio/medio alto rispetto a quelli di fascia alta”. I margini di crescita, insomma, non mancano e la Cina è un immenso mercato ancora da valorizzare.


“A fronte di sforzi, anche economici, di promozione e di penetrazione del mercato cinese – conclude Tonutti - il vino italiano, con l'eccezione dei vini spumante e delle bollicine, che vedono marcati incrementi sia in volumi che in fatturato, stenta ancora nell'export verso la Cina e, a differenza di ciò che avviene verso altri paesi come Stati Uniti e Germania, i volumi invece di aumentare tendono a rimanere stabili o, addirittura, a diminuire”. 


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