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Attualità venerdì 13 febbraio 2015 ore 14:11

Rifiuti speciali, la Toscana ci prova

Nella regione, il 70 per cento viene avviato ad attività di recupero. De Girolamo (Confservizi Cispel): "E si può fare ancora meglio"



PISA — "Su 10 milioni di rifiuti speciali prodotti in Toscana, ben il 70 per cento viene avviato ad attività di recupero, piazzando la regione in sesta posizione tra quelle italiane. Appena l’8 per cento di questi rifiuti finisce in discarica o incenerito". Quella illustrata dal presidente di Confservizi Cispel Alfredo De Girolamo è una Toscana virtuosa. "Ciò non significa -prosegue- che non si possa fare ancora meglio".

Questi dati emergono dall’edizione 2014 del Rapporto rifiuti speciali di Ispra, presentato oggi al bastione Sangallo di Pisa nel corso di una Lectio magistralis organizzato dall’associazione organizzata da Cispel in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna e il Comune di Pisa.

Il Rapporto Ispra sui rifiuti speciali ha lo scopo di fare luce su quella parte del mondo dei rifiuti solidi che, come sottolinea il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernardinis "è di solito poco analizzata da analisti, politica e mass media, normalmente più attenti al tema dei rifiuti urbani. L'obiettivo del rapporto è quello di dare una risposta sulla quantità dei rifiuti speciali, quanti di questi siano considerati pericolosi e non e quanti di questi vengano avviati verso attività di recupero, anche in base alla loro riciclabilità".

"La poca attenzione nei confronti di questa tematica è uno strabismo irrazionale -prosegue De Girolamo- considerato che i rifiuti speciali sono quattro volte quelli urbani e per molta parte ben più pericolosi, senza contare che nella gestione dei rifiuti speciali si continuano ad annidare attività illecite e speculative di dimensioni ben maggiori di quelle relative al più controllato e visibile mondo dei rifiuti urbani”

"135 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti nel 2012 in Italia, di cui 9,5 milioni pericolosi-commenta il vicesindaco di Pisa Paolo Ghezzi- rappresentano un vero problema di gestione ed economico. Pensare poi che 55 milioni di tonnellate provengono dal settore costruzioni e 28 milioni dal trattamento di fanghi di deputazione, permette facilemente di comprendere la trasversalità del settore rifiuti e l'attenzione che serve per la tutela dei meccanismi virtuosi di trattamento, recupero e smaltimento".

“E' importante chiudere il cerchio del trattamento dei rifiuti speciali all'interno della Toscana secondo il principio di prossimità, realizzando nuovi impianti (fanghi, pulper, rifiuti pericolosi) e utilizzando meglio, anche per i flussi di rifiuti speciali, gli impianti esistenti e previsti per la gestione dei rifiuti urbani – spiega ancora De Girolamo – in una logica di interazione fortemente voluta dal nuovi Piano regionale di gestione dei rifiuti, a partire proprio dalla gestione dei fanghi di depurazione civile”.

Un comparto dunque, quello dei rifiuti speciali, che merita maggiore attenzione: “E’ tempo di invertire il tasso di attenzione e dedicare ai rifiuti speciali un interesse particolare, aumentando e perfezionando le capacità di controllo su questo mondo -conclude De Girolamo- evitando che le agenzie di controllo ambientale e finanziario si accontentino delle più agevoli routine di ispezione che la gestione dei rifiuti urbani consente, e dedichino invece il loro sforzo a svelare il mondo dei rifiuti speciali, come ad esempio capire dove vanno a finire le oltre 500 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, spesso coperto da una cortina di scarsa trasparenza”.


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