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Attualità mercoledì 03 agosto 2016 ore 11:45

Carismi, offerte da Inghilterra e Usa

E' tramontata l'ipotesi d'acquisto della Popolare dell'Emilia Romagna. No alla fusione con CariPrato che avrebbe ridato vita alla Banca Toscana



SAN MINIATO — Ancora attesa sul colle di San Miniato. Le due offerte concrete arrivate sul tavolo del management di Carismi da parte di fondi esteri sono al vaglio degli azionisti. Non è dato sapere i dettagli delle offerte in sé, si sa soltanto che una arriva da un fondo inglese, l’altra da una finanziaria legata ad un hedge fund statunitense. Entrambe sono molto vicine tra loro. 

Tramontata ormai l’ipotesi della Popolare dell’Emilia Romagna, che si era affacciata negli scorsi mesi e con la quale pare vi fosse un accordo di massima, adesso la banca del cuoio dovrà esprimersi su chi scegliere per effettuare l’aumento di capitale che la porterà all’assestamento dei conti.

L’ultimo bilancio presentato parlava di 67 milioni di NPL (non performing loans), vale a dire i crediti deteriorati, soldi che la banca rischia di non vedere più dai propri debitori. Male comune sulla scena finanziaria italiana, a ben vedere dalle cronache di questi mesi. Ed anche la Cassa di Risparmio di San Miniato non è stata in grado, nonostante una gestione che molti analisti finanziari definiscono “corretta ed oculata” da parte della direzione generale e del consigliere delegato, di esentarsi da questo aspetto della crisi. Che, qui come altrove, riguarda in buona sostanza l’asset dell’immobiliare.

La notizia emersa in questi giorni è che l’ipotesi circolata nelle segrete stanze della banca circa la costituzione di una nuova Banca Toscana proprio a partire da Carismi è ormai tramontata. Si sarebbe trattato di un’operazione di ripartenza per la costituzione di un polo del credito regionale dopo la messa in sicurezza della Cassa di Risparmio di San Miniato. L’idea che alcuni finanzieri avevano avuto era quella di una fusione con CariPrato (previo scorporo di quest’ultima da Popolare di Vicenza a seguito dell’applicazione del Fondo Atlante 2, l’acquisizione dal Monte dei Paschi di Siena della licenza giacente di Banca Toscana appunto e la ripartenza magari con una sede fiorentina

Sarebbe servita anche una forte ricapitalizzazione cui però si poteva fare fronte, sempre a detta dei bene informati, ricorrendo ad un pool di imprenditori a livello regionale (in parte già attivati). Una operazione, questa, non certo in salsa passatista, per riesumare una vecchia banca assorbita da Mps. Bensì un progetto regionale nuovo, specializzato e molto più orientato a quella che è la “filosofia” del credito di questi tempi: vale a dire una estrema connotazione verso il portafoglio delle piccole-medie imprese, famiglie ed una distribuzione territoriale di risorse che sarebbe potuta scaturire anche e soprattutto grazie alla costituzione una fondazione bancaria dalla fusione delle fondazioni legate alle due casse di risparmio.

Un progetto importante che però avrebbe potuto essere, con la crisi del Monte dei Paschi e il punto interrogativo delle banche popolari e di credito cooperativo locali, un risposta forte per tutto il territorio. Un territorio peraltro che avrebbe abbracciato le province più ricche della regione. Un progetto che sicuramente avrebbe avuto criticità, e a cui sarebbe servito un piano industriale concreto ma che poteva essere una risorsa.

Adesso i mesi di Carismi passano nell’attesa di una decisione da comunicare poi agli azionisti. Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato ha detto nelle scorse settimane alla stampa locale: “Non romperemo il legame con il territorio”. Se la Fondazione parteciperà all’aumento, come è logico supporre, c’è però da dire che si sta parlando di interlocutori che presenteranno un piano di investimento che, qualora Bankitalia lo accettasse, potrebbe anche, non è detto certo, partire proprio dallo spostamento della sede ben lontano dal Colle. Sembra invece che il dg verrebbe confermato... Non resta che attendere.

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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