Attualità domenica 14 giugno 2020 ore 18:00
La piazza perduta nel cuore di Pisa
Si tratta della Mattonaia, sul retro della chiesa di San Michele in Borgo. Ciclicamente si parla del suo recupero per poi tornare nel dimenticatoio
PISA — Una storia che parte nel secolo scorso e che ci riporta ai giorni nostri senza una fine.
E' quella della Mattonaia, l'edificio del centro storico di Pisa così chiamato perchè costruito tutto a mattoncini rossi.
Progetti, idee, dibattiti, ma ad oggi la Mattonaia versa ancora in stato di grave degrado e abbandono, in seguito a una storia travagliata che non vede un epilogo: i lavori di riqualificazione destinati alla realizzazione di case popolari non furono mai terminati (1985-2002) e la Mattonaia divenne ricettacolo di traffici illeciti e atti vandalici, occupazioni e sgomberi.
Il noto architetto pisano Roberto Bargellini è tornato in queste ore a sollevare la questione:"All’interno del complesso edilizio doveva essere presente un’ampia piazza a destinazione pubblica che è anche l’unica via di accesso alla cripta della Chiesa di San Michele in Borgo, per adesso chiusa al pubblico. I cittadini aspettano da anni che quest’area del centro storico sia definitivamente risanata e restituita alla città".
"Al di là della definizione architettonica della costruzione, rispetto alla presunta edificazione anteguerra, la sua realizzazione ha inibito completamente l’accesso alla piazza retrostante la Chiesa di San Michele Arcangelo in Borgo , impedendo la vista della facciata della chiesa e l’uso della stessa", aggiunge l'architetto Bargellini.
"Le origini della Chiesa si perdono nel tempo: le facciate principali su borgo e sul retro sono tipici del Romanico Pisano con tratti gotici di influenze toscane sulla facciata principale. La chiesa, col monastero appartenuto prima ai monaci Benedettini e dal XII secolo ai Camaldolesi, fu edificata verso il 1016 e più volte ristrutturata, soprattutto a seguito dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. La facciata esterna, risparmiata dai bombardamenti, risale al XIII-XIV secolo, mentre l'interno ha un impianto dei secoli XI-XII e si presenta comunque molto rimaneggiato".
"E’ l’ora che i Pisani si riapproprino di uno spazio dimenticato e che siano valorizzati i beni architettonici presenti sulla facciata retrostante della chiesa di San Michele Arcangelo in Borgo", conclude l'architetto nel suo appello.
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