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Attualità giovedì 04 maggio 2023 ore 09:26

"Non si può morire per amore del proprio lavoro"

Messaggi, fiori e lumini all'ospedale Santa Chiara. 10mila persone unite nel ricordo della dottoressa Barbara Capovani



PISA — "Non si può morire di lavoro, non si può morire sul lavoro, non si può né si deve morire per amore del proprio lavoro". Un vero e proprio appello scritto nero su bianco e lasciato all'esterno dell'unità operativa di salute mentale dell'ospedale Santa Chiara, dove il 21 Aprile scorso si è consumata la violenta aggressione costata la vita alla psichiatra Barbara Capovani.

Ieri sera migliaia di persone (10mila secondo le stime della questura) si sono riunite in piazza Vittorio Emanuele II da dove è partito un commosso e silenzioso corteo che, come un fiume alluminato da una miriade di lumini e fiaccole, ha raggiunto l'esterno del reparto, dove dal giorno dell'aggressione vengono lasciati fiori, foto e pensieri.  In tanti, anche ieri, si sono radunati di fronte a quello spazio: cittadini, colleghi, amici, membri delle istituzioni, per dedicare un ricordo a Barbara Capovani.

"Una folla composta, silenziosa ma determinata a gettare un seme - ha commentato il sindaco Michele Conti, presente alla manifestazione - perché ciò che è avvenuto non accada mai più. Una mobilitazione enorme per una persona speciale che spero potrà servire per risolvere il problema della sicurezza negli ospedali e nelle strutture sanitarie".

Di "Morte assurda e violenta "ha parlato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. "Come istituzioni - sottolinea - ci impegneremo per garantire più sicurezza a tutti gli operatori sanitari, auspicando una legge nazionale che colmi il vuoto legislativo e dia maggiori tutele agli operatori della salute mentale".

"Volevamo esserci - si legge sulla pagina Facebook della Pubblica Assistenza di Pisa, presente all'iniziativa  - per ricordare una persona tanto stimata e per ricordare che il tema delle aggressioni al personale sanitario è un tema purtroppo vivo, con troppi episodi, più o meno gravi che vedono protagonisti professionisti e volontari. Dalle aggressioni verbali a quelle fisiche, il nostro sistema non merita questo. La nostra comunità non merita questo. Perché non succeda più, questa serata è stata una risposta importante, silenziosa e rispettosa, ma carica di significato".


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