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Attualità martedì 29 novembre 2022 ore 12:16

L’ossigeno atomico per restaurare le opere d'arte

Ilaria Bonaduce

La sua produzione e utilizzo sono al centro di un progetto europeo di cui l'università di Pisa è l'unico partner italiano



PISA — La rivoluzione green per la pulizia e il restauro delle opere d’arte arriva dagli strati più alti dell'atmosfera: si tratta dell'ossigeno atomico, il cui utilizzo in questo campo è l'obiettivo al centro di un nuovo progetto europeo di cui l'università di Pisa è l'unico partner italiano.

In natura l'ossigeno atomico si trova tra gli 80 e i 300 km da terra con una concentrazione massima tra gli 85 e i 125 km. "Produrre l’ossigeno atomico con macchinari di facile utilizzo e validarne i protocolli d’uso per la conservazione dei beni culturali  -  spiega l'ateneo pisano - sono gli obiettivi di Moxy".

“I metodi di pulizia delle opere d’arte attualmente disponibili richiedono un contatto con le superfici e l’utilizzo di innumerevoli prodotti con rischi per la salute e l’ambiente – spiega la professoressa Ilaria Bonaduce del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa referente per il progetto - Da questo punto di vista Moxy mira a una rivoluzione verde grazie allo sviluppo di una tecnologia pulita, che utilizza nient'altro che atomi di ossigeno. L’ossigeno atomico rappresenta un approccio radicalmente nuovo che potrà consentire di rimuovere in sicurezza contaminanti altamente problematici senza contatto, senza solventi e senza liquidi”.

La base dell'innovativo concetto del progetto Moxy deriva dal lavoro di due scienziati della Nasa (Sharon Rutledge Miller e Bruce Banks) che per primi negli anni '90 hanno applicato l'ossigeno atomico per pulire "Bathtub", un dipinto di Andy Warhol vandalizzato a colpi di rossetto. Da allora, l'ossigeno atomico è però rimasto estraneo al mondo dell’arte. Il team di Moxy mira adesso a colmare questo divario e a portare l’ossigeno atomico dallo spazio al campo della conservazione del patrimonio culturale.

“All’Università di Pisa lavoreremo per comprendere l’interazione chimica che si instaura tra il plasma di ossigeno atomico e i materiali organici che costituiscono le opere d’arte con particolare attenzione ai dipinti moderni e contemporanei particolarmente delicati e fragili - spiega Ilaria Bonaduce – Un altro aspetto che indagheremo saranno i gas prodotti durante la pulitura con l’ossigeno atomico, e questo per assicurare la sicurezza dei conservatori all’opera sui manufatti artistici”.

Insieme a Ilaria Bonaduce lavorano al progetto per l’Università di Pisa Celia Duce, Ilaria Degano, Alessia Andreotti, Silvia Pizzimenti e Jacopo La Nasa.

Complessivamente, il consorzio del progetto Moxy è fortemente multidisciplinare e comprende esperti di fisica del plasma, di chimica, di scienza della sostenibilità, di restauro e di conservazione dei beni culturali provenienti da università, centri di ricerca, musei e imprese.


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