Politica sabato 25 febbraio 2017 ore 08:26
Paolo Fontanelli è uscito dal Pd
La scelta definitiva del deputato è arrivata in queste ore dopo giorni di dubbi. "Ho difficoltà a sentire il Pd come casa mia"
PISA — "Il sentimento che ho sentito crescere ancora di più in questi giorni è quello della difficoltà e della fatica a continuare a sentire il PD come la casa propria".
Una lunga riflessione quella scritta da Paolo Fontanelli sul suo blog di primissimo mattino, nello spiegare le motivazioni della sua uscita dal Partito Democratico, per confluire nel nuovo soggetto politico che vede la luce oggi e che avrà come leader Enrico Rossi e Roberto Speranza e che si chiamerà probabilmente Democratici e Progressisti.
"Il modo attraverso cui Matteo Renzi ha reagito alla sconfitta del 4 dicembre, la rimozione totale dei problemi, la decisione di accelerare il percorso congressuale sulla base dell’idea della rivincita, ignorando con arroganza le richieste della minoranza, lo considero sciagurato e inaccettabile - scrive Fontanelli - Su queste cose ho ragionato per tutti questi giorni, fino ad arrivare a sciogliere il nodo della mia scelta in direzione dell’uscita dal PD. Ovviamente io ho pieno rispetto di tutte le scelte: quelle di chi resta, di chi prende tempo o di chi se ne va, da solo o in compagnia. Non credo, in questa situazione, di avere il diritto di giudicare nessuno.
Nello sciogliere i miei dubbi hanno pesato più fattori. In primo luogo il dissenso sulla linea politica seguita dal PD di Renzi, che mi ha portato anche a votare in modo diverso dalle indicazioni su punti essenziali come le politiche per il lavoro, la scuola, la legge elettorale e il referendum, così come sull’idea di partito. Ma soprattutto ha pesato e pesa l’indifferenza, che considero molto grave, verso il processo di progressivo distacco di molti militanti e elettori di sinistra che dicono di non riconoscersi più nel PD e nelle sue politiche."
Poi un riferimento a Pisa:"Le dimissioni dal PD annunciate da una persona di grande onestà e generosità come Massimo Baldacci, o quelle di Ilario Luperini e di Francesco Lupi, fanno riflettere, e dovrebbero allarmare un bel po’ di dirigenti e militanti del territorio pisano. Non sarà, non potrà essere, il partito di Renzi a dare queste risposte. Per questo penso che valga la pena di provare una nuova strada e dare una mano ad un possibile progetto di rigenerazione e di rinnovamento della sinistra. Con ciò non ignoro la novità delle ultime ore rappresentata dalla candidatura di Orlando, e in particolare dalle parole con cui l’ha motivata: molto critiche sulla gestione renziana del partito e con un richiamo al nuovo clima che si è palesato in queste settimane. Però bisogna anche dire che senza la straordinaria vittoria del “no” nel referendum questi nuovi spazi non vi sarebbero stati."
"L’altra riflessione, che mi viene da fare mentre si moltiplicano gli appelli contro la cosiddetta scissione, che poi è più un processo di abbandono di singoli che non un corteo di bandiere rosse che esce da una porta della sala del congresso, è più personale. Io ho sentito come un peso vero e serio le valutazioni che emergevano in ogni passaggio in cui le mie posizioni si differenziavano da quelle del partito, perché è logico chiedere coerenza e disciplina di gruppo con le indicazioni di voto del partito. Ma anche rinunciare alle tue convinzioni su temi che implicano principi non è semplice. Tuttavia il disagio non si cancella. Ed è un disagio che ho ritrovato ogni volta che si attribuivano le difficoltà del PD alla litigiosità interna, ovvero alla dialettica di un partito che si definiva plurale. Il punto non era quasi mai il merito delle questioni ma la differenziazione della minoranza che indeboliva il partito. Ecco, forse, adesso è un bene mettere fine a quella litigiosità, togliere quell’alibi, per tutti, e provare a pensare in modo diverso in un quadro politico in movimento", conclude Fontanelli.
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