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Cronaca venerdì 18 aprile 2014 ore 14:25

Ponte di mezzo tra Pisa e Palestina

In quel paese, la Società della salute pisana si occuperà della formazione degli operatori sociali e sanitari per la riabilitazione dei disabili



PISA — La Società della salute pisana si occuperà della formazione degli operatori sociali e sanitari per la riabilitazione delle persone disabili in Palestina con il progetto Ponte di mezzo, vincitore di un bando regionale sulla cooperazione internazionale.

Un percorso che inizierà già dalla prossima settimana con un incontro con le autorità palestinesi e con gli operatori della Usl e dovrebbe concludersi a fine 2014.

“L’iniziativa – spiega Sandra Capuzzi, presidente della Società della salute - coniuga la tradizionale formazione sanitaria con la creazione di una rete d’assistenza e di attività socio-sanitarie in loco e prosegue commentando: non andiamo in Palestina solo per curare, ma per insegnare a farlo e quindi per lasciare un seme che aiuterà a crescere”.

“Il contributo che la Società della salute può dare in un contesto drammatico come quello palestinese - conclude Cristina Laddaga, direttore dell’Unità operativa di recupero e rieducazione funzionale Usl 5 di Pisa - è aiutare il personale del posto di acquisire gli strumenti necessari per occuparsi delle molte persone che hanno bisogno di cure mediche e assistenza”.

I dati infatti rivelano che in Palestina, a causa della guerra, i disabili rappresentano una parte rilevante della popolazione: a Betlemme sono il 3 per cento e a Hebron il 3,6.

“Abbiamo visitato 6 centri diurni della Cisgiornania meridionale - commenta Giuseppe Cecchi, direttore della Società della salute di Pisa- riscontrando una grave carenza di efficienza assistenziale nelle strutture. L’obiettivo che ci poniamo è quindi quello di attivare un percorso che renda il sistema socio-sanitario e assistenziale del posto capace di poter adempiere alle sue funzioni nei confronti dei disabili, dei giovani con ritardi mentali, delle persone affette dalla sindrome di Down e da patologie traumatiche, o comunque di coloro che hanno bisogno di assistenza anche solo temporanea come nel caso di fratture, il tutto potenziando le competenze professionali del personale”.


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