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giovedì 07 novembre 2024

LEGAMI D'AMORE — il Blog di Malena ...

Malena ...

Sono nata in un paese straniero e provengo da una famiglia italiana. Fin da giovane le persone si sono sempre confidate con me: donne, giovani, figlie, nipoti, sorelle, comari, amici. Restavano ore a raccontarmi le loro storie e i sentimenti provati durante i loro vissuti. L'argomento più chiacchierato è l'amore in tutte le sue sfaccettature e ho deciso pertanto di parlarne affinché si possa trarre spunto per riflettere sulla differenza di genere.

La gatta morta

di Malena ... - mercoledì 15 novembre 2017 ore 13:03

Foto SEBASTIANO MONIERI EDITORE

Clelia è una donna minuta, magra e non molto alta. Ha i tratti del viso poco marcati, occhi e naso piccoli e bocca a cuore. Ha i capelli biondi e nel complesso non è molto vamp, anzi diciamo che è una “gatta morta”. E’ una donna pericolosissima perché ha fregato il compagno a Milvia senza alcuna avvisaglia percepita in anteprima da parte quest’ultima. 

Luca, di punto in bianco, dopo anni di serena convivenza, ha detto a Milvia: “Mi sono innamorato di Clelia”. Milvia allibita e in lacrime, replica: “Come è successo? Come è potuto accadere?”. Lui giustificandosi come meglio può: “Lei è così bisognosa di protezione, così fragile, così sola…”. Continuando per discolparsi: “Tu sei una donna forte che sa cavarsela sempre in ogni situazione e non avrai sicuramente problemi. Sei sempre stata così corteggiata..”. 

Per chi non lo sapesse il termine “gatta morta” deriva dal fatto che i gatti quando vogliono catturare la loro preda (i topi), si fingono morti. Le prede (sempre i topi) si avvicinano, e zac, ecco che i gatti, fanno partire le zampe con le unghiate e, per le prede (sempre i topi), la fine diventa certezza assoluta di morte. 

Milvia, ripensando alla sua amica Clelia, adesso considera tutto il loro vissuto e da un senso al suo parlare a bassa voce, al suo non alzare mai la voce, al suo non mettersi mai sotto i riflettori, facendola sempre apparire come innocua, quanto lo sono i serpenti, però, con il senno di poi. A pensarci bene adesso, ha capito che il cavallo di battaglia di Clelia consisteva nella capacità di suscitare nell’uomo, l’istinto di protezione e, pur essendo una con due palle così, con Luca, tutte le volte si mostrava incapace e deficiente, esordendo per ogni piccola cosa da lui fatta nei suoi confronti: “ Come avrei fatto senza il tuo aiuto? Sei un mago!!!”. 

Milvia era sempre in ansia e sempre in lotta per la sopravvivenza sia materialmente che sentimentalmente, per mantenere in piedi la vita di coppia, mentre lei invece, sempre in pace con il mondo, non si lamentava mai, quindi sembrava serena e tranquillizzante, affascinante pertanto, agli occhi del povero uomo, poiché a quel punto si faceva strada il pensiero del non avere mai problemi con Clelia. Lei più astuta di una volpe, conoscendo la personalità di Milvia, molto forte, un po’ aggressiva, autonoma e indipendente, faceva la santarellina: “Ma davvero se faccio questo, la conseguenza è quest’altro?. Non l’avrei mai immaginato, meno male che me l’hai insegnato tu”. Tant’è che Milvia avrebbe messo la mano sul fuoco su di lei, bruciandosela naturalmente. Difatti non prendeva mai iniziative, lasciava sempre decidere a lui dove andare quando uscivano insieme, si faceva andare a prendere sotto casa e lui le apriva perfino la portiera della macchina. 

Una volta al ristorante, insieme agli altri amici, si faceva consigliare sempre da Luca per la scelta delle pietanze da ordinare. Cosa che Milvia non faceva perché si sentiva capacissima di sbrigarsela da sola. Clelia lo sapeva questo e, difatti, ne ha approfittato a mani basse. Quando per caso andavano con la sua macchina, lei subito diceva a lui: “Puoi guidare tu che lo fai meglio di me?” Facendo sentire l’uomo come un pilota di Formula Uno. Nelle serate passate in casa se lui diceva: “Ho sete”, Milvia solitamente rispondeva: “In cucina trovi tutto quello che vuoi” e Clelia invece si alzava svelta fiondandosi in cucina a prendere una bottiglia di acqua e gliela portava dicendogli: “Guarda ti ho risparmiato la fatica, ma aprila tu perché io non ho abbastanza forza”. Maciste in azione l’apriva con un sorriso sornione, cascandoci come una pera, visto che la ringraziava pure dicendole: “Ma come sei carina!”. 

Qualche volta succedeva di litigare davanti agli amici, tra cui Clelia, lei prendeva le difese di Milvia ma poi faceva capire a lui, subdolamente, con mezze frasi, neppure tanto mezze, che l’aveva fatto solo per impedirgli di farle rompere ancora l’anima da parte di Milvia. Di lui, Clelia diceva, di aver trovato il suo migliore amico. Milvia non aveva capito di essere in guerra poiché in realtà, la sua amica, non aveva detto niente di male, no?. Mica ci stava provando no? Aveva solo dichiarato che era il suo miglior amico e lei quindi metteva le mani avanti, poiché nel caso non avrebbe avuto alcuna colpa se Luca si fosse innamorato di lei. 

In realtà anzi Milvia doveva essere capace di tenerselo. Per l’uomo, Clelia era la personificazione della compagna perfetta, non rompeva, non assillava, era sempre disponibile, adattabile. Milvia invece avrebbe dovuto accorgesi dei sorrisini fatti da Clelia, dello sbattito di ciglia come fosse un cerbiatto, dei finti pudori di fronte a complimenti o a battute un po’ spinte, al suo abbigliamento poco vistoso della serie: “Tra i due l’importante è che la gente guardi te e non me”. Per evitare questo Milvia avrebbe potuto neutralizzarla con la soppressione fisica, non consigliata ovviamente, per le conseguenze inevitabili derivanti dal fatto. Avrebbe potuto cambiare il suo carattere e diventare simile a lei, anche se ciò, in linea di principio, è sbagliatissimo, oltre che impossibile, perché del tutto innaturale. Avrebbe potuto tenere sotto una campane di vetro il suo compagno per evitare i contatti con Clelia, ma anche questo sarebbe stato quasi impossibile da realizzare. Doveva semmai, se riconosciuta per tempo, la gatta morta, allontanarla. 

Beh di gatte morte ce ne sono tante in giro, direi a tutte le donne di cominciare a pensare seriamente di diventarlo. Non abbiamo che da guadarci poiché costringiamo in questo modo gli uomini a usare le buone maniere e le galanterie di un tempo. Anzi possiamo mantenere entrambe le personalità e usarle distintamente in base al contesto e alle persone di turno che si rivolgono a noi. Con il compagno, l’amante, il marito, gatte morte, con le amiche, i parenti, e i colleghi di lavoro “gatte vive”.

Malena ...

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