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Crisi Corona, crisi Johnson, problemi post Brexit

di - domenica 16 gennaio 2022 ore 07:30

A Londra la corte reale britannica non è la sola ad essere finita nel bel mezzo di un turbine di scandali, che vanno ben oltre il gossip tipicamente anglosassone. A tremare sono sia Buckingham Palace che Downing street. 

La notizia dell'aula di tribunale per gli abusi sessuali del Duca di York e le voci di crisi di governo per le critiche al premier Johnson, stanno riempiendo le pagine dei giornali. A rischio i titoli nobiliari del figlio di Elisabetta II e la poltrona del primo ministro Boris Johnson. A cui è precipitata prima la tegola di possibile corruzione nella ristrutturazione del numero 11 di Downing street (adiacente e connesso al più famoso n.10). 

L'ultimo evento a far scalpore che riguarda l'ex sindaco di Londra, quello con maggiore effetto sulla stabilità politica, sono state le foto del party tenutosi nella sua residenza lo scorso maggio, in pieno lockdown. Oramai da settimane il successore di Theresa May pare avvitato in un vortice negativo. Dopo aver scommesso tutto sulla Brexit, vinto in scioltezza le ultime elezioni, affrontato la pandemia, senza uscirne, adesso è in un momento decisamente discendente di consensi. 

La fronda di 100 parlamentari che gli ha votato contro le misure anti-Covid è stata solo l'inizio di una guerra “fratricida” sul punto di deflagrare, e mettere in discussione una leadership che solo pochi mesi fa nessuno dubitava. Il nodo del disaccordo è il modello di economia che il Regno Unito, con l'uscita dall'UE, deve imboccare. Scontro acceso tra correnti, ciascuna allineata verso soluzioni antitetiche alle altre. Divisi tra desideri di soft ambientalismo e tagli, misure di recovery e fiscali. 

Nel corso del 2022 la Gran Bretagna potrebbe affrontare una crisi senza precedenti, che colpirebbe direttamente le famiglie con redditi medio-bassi. Inflazione. Scarsità di merci. Aumento dei costi energetici. Uno scenario che peggiorando potrebbe portare alla necessità di un intervento statale su larga scala. Ad incidere sulla situazione, nolenti o volenti, sono anche gli errori commessi dalle mancate politiche di Johnson. In primis, l'aver sottovalutato la somma “algebrica” di Brexit più pandemia. Con la gestione della prima ad incidere non solo finanziariamente sulla risposta alla seconda. Basta guardare il sistema sanitario nazionale al limite del collasso di fronte all'elevato numero di pazienti. 

Le ragioni del cronico disservizio degli ospedali britannici sono, tuttavia, da cercare nelle politiche sanitarie intraprese in questi anni, ben prima dell'addio all'Europa e poco dopo l'era di Blair (ex premier laburista, personalità al centro di un dibattito acceso per la nomina a cavaliere del prestigioso ordine della Giarrettiera). Johnson per risalire la china ha allentato le misure restrittive in pubblico, sperando di non frenare ulteriormente la ripresa commerciale. 

Una scommessa che in piena emergenza pandemica comporta alti rischi. Non meno spinosa è la questione doganale dell'Irlanda del Nord. Bruxelles la vede in un modo, Londra in un altro. Materia di diplomazia ma non solo.


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