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Gioco d’azzardo: uno studio da Pisa ne rivela i numeri

​Uno studio del Centro nazionale ricerche di Pisa rivela che all'Abruzzo va il primato negativo per il gioco d’azzardo in Italia. 



PISA — Stando a quanto rivelato, la cifra che si spende nella ragione si attesta al di sopra della media nazionale pro capite, ma è anche al primo posto per diffusione tra le venti regioni d’Italia.

Alcuni dati sono stati ottenuti e rivelati in collaborazione con la dottoressa Paola Fasciani, che è la direttrice del Servizio dipendenze patologiche della Asl di Lanciano - Vasto - Chieti. Proprio a Vasto a inizio febbraio è stato presentato il libro Jackpot dell’anima. In questa occasione è intervenuta la dottoressa Fasciani che a margine della presentazione ha spiegato:

“In Abruzzo la spesa media pro capite è di 1900 euro l’anno e corrisponde al 9,7% del prodotto interno lordo regionale, contro una media nazionale di 1700 euro e 7% di Pil. E si tenga conto che la spesa pro capite è calcolata sull’intera popolazione compresi i bambini e coloro che non giocano”.

I motivi di un poco onorevole primato

Sembra che il fenomeno continui ad attecchire soprattutto tra i più poveri. Le fasce meno abbienti della popolazione infatti, sarebbero le più propense a credere che il gioco (attraverso slot, free spin, etc.) possa rappresentare una valida soluzione ai problemi economici. D’altro canto simili dati non possono stupire, ricorda sempre la dottoressa Fasciani, in quanto le condizioni socio-economiche in Abruzzo sono andate molto peggiorando negli ultimi anni.

Per questo motivo sempre più persone andrebbero a ricercare il piacere e soddisfazioni in quelle immediate che derivano da una vincita al gioco. Si tratta però di un piacere effimero, visto che le vincite sono sporadiche. Le precarie condizioni economiche e la scarsa occupazione favoriscono la ricerca della soluzione dei problemi con l’azzardo.

Nello stesso momento il Centro nazionale ricerche di Pisa fa emergere che proprio in Abruzzo il gioco d’azzardo sarebbe fin troppo diffuso anche tra i giovani. In una particolare fascia di rischio, quella tra i 15 e i 18 anni il numero di giocatori è al di sopra della media nazionale e questo, come affermato dalla dottoressa, accade nonostante il gioco dovrebbe essere interdetto ai minori.

Tra le tipologie di gioco più diffuse ci sono sicuramente slot e VLT, ma avanzano anche le piattaforme online dove, in alcuni casi, i più giovani si iscrivono senza alcuna forma di controllo da parte di autorità, genitori e parenti. Nella regione si sta rispondendo all’emergenza attivando centri specialistici per contrastare e prevenire la ludopatia, ma non finisce qui. Si attiva anche il mondo della solidarietà, attraverso le associazioni contro il sovraindebitamento è possibile cercare di ripianare i debiti evitando di cadere nelle mani di strozzini e usurai.

La ludopatia è ormai riconosciuta come una vera e propria malattia dall’Istituto superiore di Sanità. Per combatterla è necessario attraverso il supporto di specialisti contro le dipendenze che applichino un approccio psicosocioeducativo. La cura è spesso un processo lungo che può durare anche più di sei mesi per evitare che chi fa ricorso al supporto non ricada poi nel vizio poco tempo dopo la terapia.

Per quanto riguarda i giovani abruzzesi, si stanno attivando le autorità per eventi nelle scuole che spieghino i rischi del gioco e la distribuzione di materiale informativo atto alla prevenzione.


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