Lavoro martedì 19 gennaio 2021 ore 11:00
Nel 2020 richieste di lavoro ridotte di un terzo
La domanda di lavoro espressa dalle imprese pisane è calata del 32 per cento in un anno. Tiene il digitale. I dati della Camera di Commercio
PISA — Quanto ha pesato l'emergenza sanitaria sull'economia e sul mercato del lavoro in provincia di Pisa? Una prima risposta arriva oggi dalla Camera di Commercio, che ha reso noti alcuni dati statistici del 2020: il numero complessivo di entrate programmato dalle imprese nel 2020 si è ridotto del 32 per cento rispetto al 2019, considerano le attivazioni di contratti di lavoro (a tempo indeterminato, a tempo determinato, stagionali, a chiamata, apprendistato, in somministrazione, di collaborazione coordinata e continuativa ed altri contratti non alle dipendenze) della durata pari ad almeno 20 giorni lavorativi. In flessione anche la quota di imprese che ha dichiarato l'intenzione di assumere personale dipendente passata dal 59% del 2019 al 44% del 2020.
Agli effetti della grave crisi pandemica, hanno spiegato dalla Camera di Commercio, "le imprese hanno risposto introducendo cambiamenti difficilmente reversibili e innescando un’accelerazione anche in diversi aspetti della trasformazione digitale. Le competenze digitali, richieste al 56% dei profili ricercati a Pisa nel 2020, sono uno dei principali driver su cui faranno leva le imprese per gestire la fase critica che il paese sta attraversando. Al 79% delle posizioni offerte sono state richieste competenze green che costituiscono un altro fattore strategico trasversale.
“Come era lecito attendersi – ha commentato Valter Tamburini, ora commissario straordinario della Camera di Commercio – la pandemia ha colpito con forza la domanda di lavoro di quei comparti come il turismo ed il manifatturiero che, in ragione della forte apertura ai mercati internazionali, trainavano l’economia provinciale. Tuttavia è altrettanto evidente come in questa fase di transizione le imprese stiano tentando di riorganizzare la loro attività puntando su figure maggiormente qualificate sia sul versante digitale che della sostenibilità ambientale".
Considerando i vari settori, il calo è stato generalizzato con flessioni nettamente più consistenti per alcuni settori rilevanti per la provincia come il turismo (-50% ingressi pari a -2.600 assunzioni), la moda, che a Pisa è caratterizzata dalle pelli (-42%) e dal commercio (-36%). In flessione, ma in maniera inferiore rispetto alla media complessiva, la domanda di lavoro nelle costruzioni (-16%) e nelle altre industrie (-17%) dove troviamo l’agroalimentare, la farmaceutica ed i materiali per l’edilizia.
Considerando i settori dal punto di vista della capactà di assorbimento di manodopera le altre industrie passano in prima posizione (3.160 ingressi) seguite dal commercio con 2.790 unità. Terza piazza, nonostante tutto, per il turismo-ristorazione (2.650) seguito dal comparto moda (per lo più cuoio e calzature) con 2.450 assunzioni. Più indietro i servizi operativi e di supporto a imprese e persone (1.720), le costruzioni (1.680) e l’elettronica-metalmeccanica (1.460).
Come detto, il confronto tra il 2020 e gli anni immediatamente precedenti segna una sorta di spartiaque per quanto riguarda l’adozione delle tecnologie digitali. L’indagine ha infatti rilevato non solo la richiesta di lavoro ma anche le attività di investimento portate avanti dalle imprese. Tutte le voci di investimento evidenziano una crescita del numero di imprese che vi hanno fatto ricorso. Nel dettaglio, in provincia di Pisa 4 imprese su 10 che hanno investito in trasformazione digitale hanno puntato sulle modifiche dei modelli di business, con l’adozione di strumenti di digital marketing (+16 punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid) e sulle innovazioni organizzative, con l’ampia diffusione nell’utilizzo dello smartworking (+13 punti percentuali), o, sotto l’aspetto prettamente tecnologico, sull’acquisizione di reti ad alta velocità, sistemi cloud e big data analytics (+8 punti percentuali).
La pandemia non ha interrotto alcuni cambiamenti strutturali che da tempo stanno interessando il mercato del lavoro, tra questi spicca la “polarizzazione” nella domanda di lavoro. Meno penalizzata, anche nel 2020, è infatti la domanda di figure più specializzate, dotate di esperienza e competenze per gestire le transizioni aziendali, rispetto a quella espressa per le figure intermedie e per quelle non qualificate. Aumenta infatti del peso delle professioni intellettuali-scientifiche e a elevata specializzazione e tecniche, che insieme ai dirigenti, arrivano a coprire una assunzione programmata su cinque nel 2020. A crescere è anche la quota di operai specializzati che arrivano a rappresentare 22 assunzioni su 100.
Le prime 15 professioni richieste dalle imprese pisane rappresentano il 64% della domanda di lavoro complessivamente espressa dal sistema nel 2020 ed evidenziano la richiesta di personale con esperienza spesso al di sopra della media provinciale complessiva (67%).
Al primo, nonostante tutto, posto troviamo il personale addetto alla ristorazione (2.190 ingressi) seguito dagli addetti ai servizi di pulizia (1.850 ingressi).Terza piazza per gli operai specializzati del cuoio-calzature (1.420) seguiti a poca distanza dagli addetti alle vendite (1.310). Una figura che nel corso della pandemia, causa aumento delle consegne a domicilio, ha visto prendere piede sono anche gli autisti di veicoli a motore (1.090).
Sotto quota mille troviamo gli impiegati di segreteria (810), che nel 2020 è stato facile reperire: del totale delle assunzioni appena una su dieci è stata difficile. 710 ingressi si sono avuti per gli artigiani o operai nel comparto delle costruzioni, per questa professione 9 assunzioni su 10 sono state di personale con esperienza.
Il titolo di studio che continua ad essere più ricercato dalle imprese pisane si conferma il livello secondario (diploma di scuola media superiore) con ben 7.510 ingressi, la difficoltà a reperire personale con questo titolo è inferiore alla media: il 29% delle posizioni. Secondo posto, in termini di assunzioni, per il personale in possesso di una qualifica di formazione o diploma professionale sono ben 4.870 le richieste: di queste il 38% sono difficili da coprire. Gli ingressi di personale munito di laurea sono stati 2.860 dei quali 450 con un’ulteriore specializzazione post-laurea. Le persone in possesso della qualifica ITS-istruzione tecnica superiore (formazione professionalizzante pensata per promuovere in azienda nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche) hanno dato lavoro a 450 persone, con una difficoltà di reperimento pari al 48% delle posizioni offerte. A 4.920 lavoratori in ingresso non è stato chiesto alcun titolo di studio.
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