Attualità mercoledì 09 luglio 2025 ore 18:30
Aoup, rimosso tumore "super gigante" al fegato

Il carcinoma coinvolgeva tutte le strutture vitali dell'organo. Il Gruppo della Chirurgia epatica realizza un percorso considerato impossibile
PISA — Ottiene l'ennesimo primato il gruppo multidisciplinare che fa capo alla Sezione dipartimentale di Chirurgia epatica del risparmio d'organo dell'Aoup diretta da Lucio Urbani (nella foto piccola).
Nei mesi scorsi, è stato superato infatti con successo un altro limite terapeutico. E' stato asportato un epatocarcinoma di 19 centimetri che coinvolgeva tutte le strutture vitali del fegato, raggiungendo un traguardo difficilissimo, se non impossibile.
Una paziente settantenne era stata avviata al trattamento chemioterapico con intento palliativo in quanto il primo verdetto, date le dimensioni del tumore superiori a 15 centimetri, 19 per la precisione, definito così "super gigante", aveva escluso qualsiasi trattamento locale sia radiologico interventistico sia chirurgico, a causa del coinvolgimento dei principali assi vascolari del fegato. Il caso tuttavia è arrivato, per un secondo consulto, all'attenzione del Gruppo multidisciplinare/multiprofessionale di Chirurgia epatica del risparmio d’organo dell’Aoup che, negli anni, si è distinto per aver introdotto tecniche chirurgiche di frontiera e, sfruttando il costante progresso tecnologico dell’imaging radiologico preoperatorio ed ecografico intraoperatorio, ha pianificato interventi estremamente complessi, spesso eseguiti per la prima volta al mondo, grazie al grande potenziale terapeutico di questo tipo di chirurgia.
Nel caso specifico della paziente, il gruppo multidisciplinare (composto da oncologi, radiologi, anatomopatologi, epatologi, anestesisti/rianimatori, chirurghi, infermieri e tecnici dedicati altamente competenti) ha eseguito un attento bilancio dei rischi e dei benefici e ha ritenuto fattibile l’asportazione chirurgica radicale del tumore.
L’intervento è durato più di 15 ore con il personale di sala operatoria messo a dura prova sin dalle fasi iniziali, quando la paziente ha avuto un imprevisto arresto cardiocircolatorio. L’arresto cardiaco intraoperatorio è una complicanza molto grave che, anche qualora venga risolta, solitamente impedisce la prosecuzione dell’intervento. Ed è in queste situazioni estreme che emerge il valore aggiunto di un team sanitario affiatato e con esperienza ultradecennale. In questa fase hanno avuto infatti un ruolo determinante gli anestesisti (Gabriella Licitra, Daniele Anacleto Meiattini e Chiara Leoni) che, insieme ai rianimatori (guidati da Francesco Forfori), hanno recuperato la stabilità emodinamica e valutato tutti insieme la possibilità di completare la chirurgia. E così è stato, l’intervento è potuto procedere entrando nella fase più cruciale che è consistita nella ricostruzione della confluenza epatocavale per assicurare la corretta funzionalità del fegato residuo. La paziente è stata dimessa dall’ospedale dopo 2 settimane di ricovero in ottime condizioni cliniche generali.
A 8 mesi dall’intervento la signora è libera da malattia, sta bene e si sta godendo la stagione balneare
Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI