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Politica domenica 07 dicembre 2025 ore 12:30
Casa di Comunità, in visita l’assessora Monni

"Modello avanzato di integrazione socio-sanitaria: da Pisa i nuovi percorsi regionali". Casani, "Servizi coordinati, presa in carico reale"
PISA — La Casa di Comunità di via Garibaldi finisce sotto i riflettori della Regione. L’assessora al Diritto alla Salute Monia Monni ha visitato la struttura accompagnata dalla direttrice generale della Asl Toscana nord ovest, Maria Letizia Casani, definendola un punto di riferimento per l’integrazione tra servizi sanitari e sociali. Per Monni, quella pisana è “un’esperienza che merita attenzione, non solo per la qualità dell’assistenza, ma come possibile modello da cui partire per costruire i nuovi sistemi di cura territoriale”.
Casani ha detto che “la Casa di Comunità si inserisce nella più ampia Cittadella della Salute come modello multiprofessionale che integra servizi sanitari e socio-sanitari, nel rispetto dei tempi del PNRR”. Ha ricordato che la struttura riunisce in un unico hub servizi essenziali come RSA, cure palliative, radiologia, centro diurno, poliambulatorio e attività sulle 24 ore. Un’impostazione pensata per “garantire una presa in carico davvero integrata e migliorare accesso e continuità delle cure”, lavorando in coordinamento con l’Azienda ospedaliera. Casani ha aggiunto che la zona di Pisa “ha visto un incremento del 50% delle prescrizioni rispetto al 2019, uno dei più alti in Toscana”, e che per questo è necessario affiancare il potenziamento dell’offerta a un intervento sulla domanda “riducendo le prestazioni inappropriate che saturano le agende”.
Monni ha commentato che “qui siamo oltre la Casa di Comunità in senso tradizionale: i servizi sono articolati, diffusi e orientati alla presa in carico complessiva della persona”. Un assetto che la Regione considera replicabile almeno in parte. Da qui il suo giro nelle aziende del territorio: “vogliamo capire da quali esperienze attingere per elaborare modelli assistenziali capaci di rispondere ai bisogni reali dei cittadini”.
L’assessora ha spiegato che il nuovo assetto regionale, che unisce salute e sociale, nasce dall’esigenza di superare barriere burocratiche che nei percorsi individuali non esistono: “il territorio deve dialogare con l’ospedale e viceversa, evitando che l’ospedale diventi l’unica porta a cui bussare o, al contrario, un luogo in cui non si trova ascolto”. Monni ha concluso ricordando che la sanità toscana “conta 56.000 dipendenti e richiede un forte coordinamento regionale per garantire pari opportunità ovunque. Il gioco di squadra deve coinvolgere professionisti, volontariato e comunità”.
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