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Attualità mercoledì 10 luglio 2024 ore 15:30

Il cippo dei Lorena va spostato

La proposta dell'associazione ambientalista La città ecologica di arretrarlo e riqualificarlo: "era già stato previsto che sarebbe collassato".



PISA — Nel 1828 i Lorena fecero posizionare tre cippi sul litorale che va da Bocca d’Arno a San Rossore, sui quali era scritta la distanza di ciascuno di essi dal mare.

"La rapida evoluzione della costa, causa dell'erosione, destava anche allora preoccupazioni, ma non come oggi - hanno scritto dall'associazione La Città Ecologica, ripercorrendo le tappe storiche - è vero che si creavano nuove terre, ma le torri di avvistamento si allontanavano dalla riva e le dune che si formavano davanti impedivano l’osservazione dell’orizzonte, necessaria non solo per vedere nemici e pirati, ma anche contrabbandieri e imbarcazioni che potevano portare persone e merci provenienti da zone infette. Dal 1760 al 1939 furono costruite quattro strutture in sequenza temporale per non perdere il contatto con il mare che arretrava".

I tre cippi costituiscono la prima rete di monitoraggio costiero al mondo di cui si abbia conoscenza. "Purtroppo la loro funzione si è invertita: oggi registrano l’erosione del litorale - hanno aggiunto - il primo cippo, che si trovava a Bocca d’Arno, sarebbe oggi sui fondali a circa 900 metri dalla riva. Il secondo cippo, al Gombo, fino a poco tempo fa era sul margine a mare della duna lambita dalle onde, ma con il suo arretramento si è trovato isolato sulla spiaggia, fino a che non è miseramente collassato a seguito di una mareggiata. Il terzo, a Bocca di Serchio, eretto a circa 90 metri dalla riva, ne dista oggi 190".

E l'associazione riprende uno studio del 2018, in cui i docenti Enzo Pranzini e Marco Piccardi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, dopo aver segnalato il rischio di imminente crollo del cippo di San Rossore e riscontrate difficoltà burocratiche per la sua rimozione, scrissero come la protezione di questa rete di monitoraggio fosse "un obbligo morale". 

"Venne allora contattata direttamente la presidenza del Parco, furono proposti anche metodi non invasivi della vegetazione per lo spostamento del cippo, ma niente fu fatto fino a tre anni fa, quando furono infisse intorno alla struttura della palancole metalliche: l'inefficacia della soluzione è oggi evidente - hanno concluso - si parla, quando il latte è ormai versato, di recuperarlo e posizionarlo all’ingresso del Parco, trasformandolo in un oggetto da museo decontestualizzato. La proposta dei ricercatori era quella di arretrarlo lungo una linea perpendicolare alla riva e mettere a fianco un cartello per ricordarne la storia. Il Parco valuti meglio il da farsi e si muova nella direzione indicata dai ricercatori".


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