Cronaca venerdì 18 novembre 2016 ore 12:42
"Gli indizi sono sufficienti a condannare Logli"
Nuovo round giudiziale per il marito di Roberta Ragusa, ha chiesto il rito abbreviato. Gentile (associazione Penelope): "L'ora della verità"
PISA — Dopo il non luogo a procedere pronunciato nel marzo 2015 dal giudice Laghezza, questa mattina per Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, l'imprenditrice di Gello scoparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, si è aperto un nuovo round giudiziale davanti al Gup Elsa Iadaresta.
Una nuova udienza fissata dopo che la Cassazione aveva annullato il primo proscioglimento ritenendo che "Non emerge in modo evidente l'innocenza dell'imputato Antonio Logli".
Antonio Logli, sospettato di aver ucciso la moglie e di averne distrutto il cadavere, non era presente in aula, e tramite il suo avvocato difensore Roberto Cavani ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, che prevede tempi rapidi per il processo, e nel caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena.
"Abbiamo bisogno di approfondire tante menzogne e capire cosa è successo a Roberta Ragusa" ha detto Nicodemo Gentile, avvocato e presidente dell'associazione Penelope, che si è costituita parte civile nel processo. Il legale si dice fiducioso: "Il fascicolo resta molto interessante e il giudice potrebbe compiere nuovi atti. Sarebbe molto utile sentire il figlio e i
collaboratori di Logli".
Secondo Enrico Maria Gallinaro, legale dei familiari di Roberta "Nel fascicolo ci sono indizi sufficienti per giudicare l'imputato colpevole". Non la pensa così il legale di Antonio Logli, Roberto Cavani, sicuro che "Nel fascicolo processuale ci siano elementi che possono tradursi in una sentenza favorevole per l'imputato".
Al termine dell'udienza l'avvocato Cavani ha poi sottolineato che "Il rito abbreviato non è un'ammissione di colpa, ma anzi una scelta ponderata".
Già fissate le date delle prossime udienze, che si svolgeranno il 2 dicembre per la discussione ed il 21 per le repliche e la sentenza.
Durante il processo alcuni ragazzi e ragazze hanno manifestato fuori dal tribunale indossando una maschera rosa sul volto, in segno di vicinanza ai familiari di Roberta Ragusa, che chiedono ancora una volta di sapere cosa è successo nella notte tra il 13 e il 14 gennaio di quattro anni fa.
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