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Attualità venerdì 23 febbraio 2024 ore 15:15

Una mappa del cervello per curare il Parkinson

Foto di: Barbara Hollunder

Lo studio, che mette assieme i risultati ottenuti da vari gruppi di ricerca nel mondo, ha coinvolto anche la scuola superiore Sant'Anna



PISA — Quando alcune connessioni cerebrali non funzionano correttamente, possono insorgere disturbi come il morbo di Parkinson, la distonia, il disturbo ossessivo-compulsivo e la sindrome di Tourette. Ma dal mondo delle neuroscienze arriva una nuova prospettiva di cura: i ricercatori hanno messo a punto una nuova mappa delle connessioni cerebrali, realizzata con il contributo dell'istituto di biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna.

Il team guidato da studiosi del Charité di Berlino e del Brigham and Women’s Hospital di Boston hanno messo assieme le ricerche scientifiche realizzate negli scorsi anni da vari gruppi di ricerca nel mondo per quel che riguarda le terapie di stimolazione cerebrale profonda su oltre 500 pazienti. Il risultato è una mappa unica delle reti cerebrali disturbate che è stata pubblicata su Nature Neurosciencee che è in grado di capire quali connessioni fossero state attivate in ogni paziente. Questa mappa non solo chiarisce quali sono le connessioni coinvolte in ogni malattia (o in più di una malattia), ma servirà in futuro a capire quali zone devono essere stimolate per guarirla.

Da anni il Laboratorio di Neuroingegneria Computazionale dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, coordinato dal ricercatore Alberto Mazzoni, lavora sull’attività neuronale associata alla sindrome di Tourette nel nucleo subtalamico, il cui collegamento era fino a quel momento non molto chiaro.

Il gruppo di ricerca del Computational Neuroengineering Lab

“Assieme ai colleghi dell’Istituto Neurologico Carlo Besta - spiega Mazzoni - siamo andati a vedere l’attività dei neuroni in diverse zone del nucleo e abbiamo studiato il collegamento tra questa attività e l’esito delle terapie di stimolazione cerebrale profonda relativamente alla riduzione dei Tic associati alla Tourette. Questi risultati hanno avuto una seconda vita quando li abbiamo usati per contribuire, insieme ai principali gruppi di tutto il mondo, a tracciare il grande atlante delle connessioni degli effetti della stimolazione del nucleo sulle varie parti del cervello che è stato pubblicato su Nature Neuroscience”.


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