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Attualità venerdì 04 giugno 2021 ore 11:46

Nuovo Ponte dei Moccoli, architetti delusi

Le pile del ponte dei Moccoli

L'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Pisa sperava in un concorso di progettazione e parla di una occasione persa



PISA — L'annuncio del Comune di Pisa di un accordo con la Regione Toscana per realizzare un ponte ciclopedonale tra San Piero a Grado e San Rossore, dove già ci sono le vecchie pile in Arno, non è piaciuto all'ordine degli architetti della provincia di Pisa. In particolare, gli architetti pisani non hanno gradito che il progetto sia redatto dagli uffici comunali, avendo auspicato un concorso di architettura. E, con rammarico, parlano di una occasione persa.

Di seguito la nota dell'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Pisa, intitolata "Costruiamo ponti guardando al futuro".

"Il Comune di Pisa annuncia il raggiungimento dell’accordo con la Regione Toscana per la realizzazione di un ponte ciclopedonale sull’Arno che collega San Piero a San Rossore; un’estensione della pista ciclabile che si pone in un punto nevralgico della rete ciclistica regionale e nazionale permettendo il raggiungimento del territorio del Parco.

Un’iniziativa molto interessante che permette di incentivare la mobilità dolce e valorizzare il turismo ambientale, di ampliare la fruibilità e vivere nel modo più corretto i nostri luoghi naturali troppo spesso dimenticati. Per la realizzazione del ponte si ipotizza di riutilizzare i piloni del cosiddetto Ponte dei Moccoli, rimasti da decenni abbandonati come ruderi in mezzo al fiume.

I temi e le questioni da affrontare sono molteplici e molto affascinanti. Non secondario il tema del paesaggio, in un territorio di indubbio valore ambientale e storico, area a parco fluviale e riserva UNESCO, limitrofa alla basilica di San Pietro edificata a Grado, antico porto pisano. L’ulteriore prossimità al Viale G. d’Annunzio, uno dei quattro stradoni storici di impianto mediceo e valorizzazione leopoldina e, più tardi, di implementazione ottocentesca, che introducono Pisa nel panorama culturale europeo in cui si sviluppano gli ombrosi viali alberati che uniscono le città ai luoghi ameni, naturalistici o salutistici.

Altrettanto rimarchevole il tema del recupero e riutilizzo degli originari piloni, non privi di un intrinseco valore storico testimoniale che stimola e incentiva la questione dell’innovazione strutturale e tecnologica per la realizzazione di un ponte capace di dare riposte adeguate alla complessità dei temi in campo.

Di ulteriore importanza è infine, senz’altro, la questione relativa alla progettazione dell’intera rete di collegamento, da studiare in dettaglio, punto per punto, in modo che possa diventare non solo elemento funzionale ma anche e soprattutto elemento di valorizzazione del territorio in cui si inerisce.

Temi stimolanti, quindi, per un progetto complessivo che, partendo da una progettazione paesaggistica generale, abbracci in modo analitico ogni elemento di valore per giungere a un progetto di recupero architettonico e di dettaglio, con l’irrinunciabile obiettivo di valorizzare la nostra città dal punto di vista ambientale e di qualità della vita per gli stessi cittadini, oltre che ai fini di una autentica affezione turistica nei confronti del nostro patrimonio.

I temi elencati motivano fortemente un concorso di progettazione che sappia coinvolgere le eccellenze attive nei vari settori del paesaggio e dell’urbanistica, dell’architettura e del restauro, della tecnica e dell’ingegneria. Un percorso virtuoso che, a fronte di una giuria ben selezionata, eventualmente affiancata da un confronto pubblico, sarebbe in grado di scegliere i progetti più meritevoli per dare una vera e propria risposta di qualità e di eccellenza rispetto a quanto richiesto. L’architettura non serve forse a questo? Gli architetti si mettono ogni giorno in gioco per dare risposte ai bisogni della società, circoscritti a particolari esigenze del singolo privato o che investano situazioni più generali a livello pubblico e sociale.

E il concorso di architettura, specialmente quando si tratta di un’opera pubblica, è l’unico mezzo in grado di coinvolgere i progettisti più sensibili nella soluzione dei temi proposti, perché possano dare risposte adeguate sia attraverso un confronto diretto tra le varie soluzioni pensate e progettate, sia attraverso il confronto pubblico con le Amministrazioni, con le quali essi stessi si sono misurati; è un importante mezzo di coinvolgimento della popolazione nel riconoscimento dei valori identitari dei propri territori, un modo essenziale e insostituibile per costruire una nuova identità cittadina.

Ma il Comune di Pisa cosa annuncia? Ci informa che il progetto definitivo sarà redatto all’interno della stessa Amministrazione (quindi senza alcun confronto progettuale e di nessun altro tipo), e sarà pronto entro il prossimo 30 Settembre; un ponte in legno lamellare con uno strato di usura in asfalto natura o similari, della gradazione di colore da concordare con Ente Parco e Soprintendenza, con le strutture di collegamento costituite da una pista ciclopedonale di larghezza utile di tre metri, da un passaggio pedonale di sessanta centimetri, a raso rispetto al terreno circostante, alle distanze previste dalla legislazione vigente. Molto poco per Pisa. Peccato. Un’altra occasione persa".


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