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Attualità mercoledì 29 dicembre 2021 ore 14:00

Gli "interruttori" che proteggono le piante

Uno studio delle università di Pisa e di Ginevra ricostruisce i meccanismi molecolari con cui le piante si adattano alle diverse condizioni di luce



PISA — Se c’è troppo sole le piante si proteggono grazie a speciali proteine che agiscono come “interruttori” per accendere e spegnere specifiche interazioni tra molecole. E' quanto ha constatato un team di ricerca delle università di Pisa e Ginevra, che ha ricostruito i meccanismi molecolari con cui le piante si adattano alle diverse condizioni di luce.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, è stato coordinato dalla professoressa Benedetta Mennucci dell’università di Pisa e dal professor Francesco Luigi Gervasio dell’università di Ginevra.

“Capire le strategie con le quali le piante riescono a proteggersi dall’eccessiva luce  - spiega Mennucci in una nota dell'ateneo- è importante per la nostra comprensione del mondo che ci circonda, ma non è solo questo e infatti comprendere le loro strategie di adattamento è estremamente importante per riuscire ad aumentare la produttività delle colture”

“La proteina che abbiamo studiato è presente nel fotosistema della piante ed ha il compito di raccogliere la luce solare e trasferire l’energia assorbita ad altre proteine, che portano avanti il processo fotosintetico - aggiunge Edoardo Cignoni, dottorando dell’Università di Pisa - per far questo contiene degli aggregati di molecole, clorofille e carotenoidi, che sono i principali protagonisti nella cattura della luce. Le nostre simulazioni di dinamica molecolare insieme ai calcoli quantomeccanici hanno mostrato come i moti della proteina riescono a controllare i processi fotoprotettivi, accendendo e spegnendo specifiche interazioni tra le molecole”.

Il gruppo di ricerca della professoressa Benedetta Mennucci (MoLECoLab) si studia, attraverso modelli computazionali multiscala, la risposta di sistemi biologici alla luce. Il lavoro della professoressa Mennucci è finanziato dal progetto European Research Council (Erc) Advanced Grant LifeTimes.

Allo studio hanno inoltre partecipato il dottor Lorenzo Cupellini dell’Università di Pisa, Margherita Lapillo, all’epoca post-doc nel gruppo della professoressa Mennucci, e Silvia Acosta-Gutiérrez, all’epoca post-doc nel gruppo del professor Gervasio.


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