Attualità martedì 04 giugno 2024 ore 14:30
Quando la scienza incontra la meditazione

Lo studio dell’Ateneo pisano all’Università Monastica Tibetana di Sera Jey in India analizza due tipologie di meditazione: concentrativa e analitica
PISA — Pubblicato su Frontiers in Psychology nella sezione Consciousness Researches lo studio investiga le basi neurali dell’attività di meditazione, avvalendosi di un gruppo di volontari di eccezione: i monaci di Sera-Jey, l’Università Monastica Tibetana in Karnataka, in India, nell’ambito di una collaborazione attiva dal 2018.
A elaborare la ricerca è un gruppo di studiosi dell’Ateneo pisano, composto da ingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e da psicofisiologi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, che ha lavorato sui dati raccolti nell’arco di diversi mesi, durante i quali i monaci sono stati monitorati nelle meditazioni quotidiane tramite il rilevamento di elettroencefalogramma, attività cardiaca e respiratoria.
"Grazie alla convenzione abbiamo avuto l’opportunità di studiare la meditazione praticata da un gruppo di super esperti - ha spiegato Bruno Neri, docente di Ingegneria elettronica - la routine dei monaci prevede quattro sessioni di meditazione di due ore ciascuna ogni giorno per un totale di circa 3mila ore all’anno. Ho trascorso con loro periodi di permanenza piuttosto lunghi, fino a 6 settimane in tre diverse occasioni, utilizzando dispositivi di misura dei parametri fisiologici indossabili e non invasivi, per non interferire in alcun modo con le loro pratiche".
"Lo scopo era quello di indagare i correlati neuronali di due diverse tipologie di meditazione: concentrativa e analitica - ha aggiunto - nella prima si può raggiungere uno stato cognitivo di consapevolezza priva di contenuto e pensiero discorsivo; nella seconda invece la mente viene diretta su un oggetto di riflessione, come per esempio un concetto filosofico o morale, che viene analizzato in tutte le sue sfaccettature".
I tracciati elettroencefalografici risultanti dai due tipi di mediazione sono stati analizzati tramite modelli matematici, nel tentativo di mettere in evidenza le differenze a livello neurofisiologico.
"I primi risultati - ha affermato Alejandro Callara, ricercatore in Bioingegneria - indicano che analizzando il segnale elettroencefalografico è possibile distinguere nettamente tra i due tipi di meditazione. Di fatto abbiamo osservato questo fenomeno con certezza in quei monaci con più di 20mila ore di meditazione al loro attivo. Sembrerebbe che con l’esperienza cresca la capacità di attivare meccanismi dell’attenzione che permettono loro di sopprimere stimoli non rilevanti, a favore della focalizzazione sull’auto consapevolezza, cosa che di fatto è proprio lo scopo della meditazione concentrativa".
La prossima missione a Sera-Jey inizierà il 29 Giugno prossimo: il gruppo sarà composto da Bruno Neri, Alejandro Callara e Ciro Conversano, docente di Psicologia dinamica, e avrà come obiettivo quello di reclutare, con la collaborazione dello Science Center di Sera Jey e del vicino Collegio Tantrico di Gyumed, altri volontari esperti in alcune pratiche meditative esoteriche in grado di agire alla radice del rapporto tra mente e corpo. Il professor Conversano, inoltre, condurrà una serie di seminari sulla mindfulness e sulle pratiche contemplative.
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