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Cultura sabato 29 ottobre 2016 ore 21:55
L'informale materico di Marcela Bracalenti
L'artista argentina, pisana d'adozione, apre a QuiNews le porte della sua casa-studio. Dal 10 novembre le sue opere saranno in mostra a Berlino
PISA — Marcela Magdalena Bracalenti è una pittrice di origini italiane nata a Buenos Aires, in Argentina. Il colpo di stato del 1976, che destituì il governo democraticamente eletto di María Estela Martínez de Perón (moglie del presidente Juan Domingo Perón, morto il 1 luglio 1974), con l'instaurazione del governo militare, la spinsero a trasferirsi in Italia.
E' stato difficile cambiare paese?
"Sono venuta in Italia nel '79. Ero molto giovane, ma già laureata in architettura. In Argentina lavoravo in un organismo nazionale di ricerca che faceva pianificazione ambientale, una realtà molto all'avanguardia ma che stava per chiudere perché la ricerca era osteggiata dal regime militare. La situazione era insostenibile e così ho fatto domanda per una borsa di studio in Italia. Essendo figlia di italiani avrei potuto prendere la cittadinanza senza difficoltà. Ho presentato domanda e ho vinto. Quando sono arrivata in Italia avevo 27 anni. e trovai lavoro nello studio di architettura di Eugenio Gentili Tedeschi, a Milano. Ci ho vissuto 5 anni, però non mi sentivo a casa. Là è nata mia figlia, poi per motivi di lavoro è avvenuto il trasferimento a Pisa. Qua ho scoperto una realtà che mi è piaciuta subito. Una città molto più a misura d'uomo nella quale mi sono sentita subito a casa. Una volta arrivata qua ho trovato lavoro in uno studio di ingegneria, dove però mi sentivo un po' limitata. Così ho ricominciato a dipingere".
Come è nato il suo amore per l'arte e come realizza le sue opere?
Io dipingevo sin da bambina. Infatti a Buenos Aires seguivo dei corsi di pittura. Le mie opere sono riconducibili al filone informale materico, si piazzano a metà strada tra la pittura e la scultura e sono realizzate con materiali di scarto che spesso trovo per strada, come lattine e tappi di bottiglia. Un appuntamento ormai tradizionale per me è quello del post-luminara. Vado sempre a recuperare i pezzi di fil di ferro che cadono per strada dopo lo smontaggio della biancheria. Li ho utilizzati senza alterarne la forma per realizzare un quadro. Con gli stessi materiali ho realizzato anche copricapi e accessori. Utilizzo anche colori acrilici, resine e paste modellabili".
Cosa raccontano le sue opere?
"Io creo d'istinto poi, quando osservo un'opera finita, mi capita spesso che questa mi racconti una storia, ma non parto mai con l'intento di comunicare qualcosa in particolare. Credo che l'arte, da sé, ci permetta di comunicare ciò che abbiamo dentro, è un qualcosa che avviene inconsciamente. L'emozione che si prova di fronte ad un'opera è strettamente soggettiva".
Le sue opere saranno esposte a Berlino
"Sì, dal 10 al 13 novembre. Una mostra personale dal titolo Wasteland in un'ampia sala espositiva della capitale tedesca. In esposizione oltre 50 tele e dei copricapi che sono stati oggetto di un servizio fotografico e di un video-clip per Chaos Magazine realizzato nel 2012".
Viaggia molto per lavoro?
"Sì, anche se mi piacerebbe farlo di più. Diciamo che viaggiano di più le mie opere. Ho esposto in molte città italiane e a Parigi. Al momento alcuni dei miei lavori sono in mostra a Pietrasanta. Una collettiva dal titolo Fragili bellezze organizzata da Asart in collaborazione con il Comune che terminerà il 27 novembre. Le opere esposte saranno vendute all'asta e il ricavato sarà donato ai terremotati del centro Italia"
Si vive di arte?
"E' dura, ma sì può fare"
Quale consiglio darebbe ai giovani artisti?
"Di crederci, di non mollare. E' una strada difficile ma la determinazione e l'impegno pagano sempre. Se volete studiare arte fatelo. Io ad esempio avrei voluto iscrivermi all'Accademia delle belle arti. Mi sono lasciata convincere a studiare architettura, che sicuramente ha più sbocchi lavorativi. Ma alla fine la natura prevale".
Artisti si nasce o si diventa?
"Ognuno di noi è, nel profondo, un artista. Basta solo trovare la forma d'arte che più ci permette di esprimere la nostra creatività. Da questo punto di vista la scuola spesso tarpa le ali. Su questo fronte penso che in Italia ci sia ancora molto da fare. Spesso capita di trovare nei musei delle scolaresche accompagnate da una guida che spiega loro le opere d'arte che hanno di fronte. Ma non credo che questo sia l'approccio giusto per avvicinare i bambini all'arte. Sarebbe più fruttuoso dare loro carta e matite per lasciarli disegnare ispirati dalle opere presenti nel museo, come avviene in alcuni paesi".
Guadra il videoclip con i copricapi realizzati da Marcela Magdalena Bracalenti
Linda Giuliani
© Riproduzione riservata
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