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Politica martedì 12 novembre 2019 ore 17:49

Sono oltre mille le case pisane in affitto breve

I dati sono stati pubblicati da Diritti in Comune, Progetto Rebeldia e Unione inquilini, che criticano Aribnb e chi dovrebbe controllare



PISA — A Pisa città, secondo i dati forniti dal Comune e resi pubblici da Diritti in Comune, Progetto Rebeldia e Unione inquilini, si contano ben 1.099 annunci di affitti brevi, dei quali 655 (60 per cento) riguardano l'affitto turistico breve dell'intero appartamento, 440 (40 per cento) sono di annunci per singole camere e appena 4 pubblicizzano camere condivise. 

"Le zone di maggior concentrazione di affitti, mediati dalla piattaforma digitale di Airbnb - osservano da Diritti in Comune -, sono il centro città e la zona di Cisanello, per gli affitti brevi legate alle prestazioni dell’azienda ospedaliera".

Il fenomeno è visto con preoccupazione da Diritti in Comune, Progetto Rebeldia e Unione inquilini, secondo i quali "i 655 alloggi interi messi a disposizione per i turisti sulla piattaforma sono case sottratte all’abitare, in un mercato degli affitti che ha già dei canoni elevati".

Sul problema affitti a Pisa pesano anche le case riservate agli studenti e le scelte dei singoli proprietari, ma Diritti in Comune, Progetto Rebeldia e Unione inquilini concentrano la propria attenzione sul business degli affitti brevi e sulle politiche abitative del Comune.

"Questo fenomeno - osservano ancora - si aggiunge al più consolidato abbandono degli immobili, tipico dei grandi proprietari, funzionale a controllare i prezzi data una minor disponibilità di alloggi. La logica è la stessa di Airbnb, si sottraggono abitazioni, facendo diminuire l’offerta, e questo fa aumentare il prezzo degli affitti".

Diritti in Comune, Progetto Rebeldia e Unione inquilini criticano sia i meccanismi con cui operano Airbnb e altri operatori simili per gli affitti brevi, sia chi dovrebbe controllare su colore che affittano gli appartamenti ai turisti: "Uno dei rischi, infatti, se non si controlla il fenomeno in alcun modo - scrivono in proposito -, è che la maggior parte dell’indotto finisca nelle tasche di “professionisti della rendita” e non di chi ricorre alla piattaforma per arrotondare a fine mese, e in qualche modo calmierare le spese correnti tra cui, per assurdo, possiamo trovare anche le spese per l’affitto o il mutuo della casa".

"La casa per Pisa - concludono - è una questione critica da anni ormai e i dati del Ministero dell’Interno di Luglio 2019 mostrano come Pisa e provincia sia seconda in Toscana, dopo Firenze, per numero di “convalide di sfratto”, e che è la prima in classifica anche rispetto all’aumento delle “nuove convalide (+ 9,38%). In tutto abbiamo quindi 420 convalide di sfratto, 414 sfratti con richiesta di forza pubblica e oltre 320 sfratti già eseguiti con forza pubblica, la maggior parte (circa l’80%) per morosità. Senza considerare le mille richieste per la casa popolare e che non trovano risposte adeguate, se non per piccoli numeri e con tempi lunghissimi.

Questi primi dati raccolti ci raccontano di un centro città che viene progressivamente svuotato dalle persone che vi abitavano, a causa dell’assenza di efficaci politiche abitative. Tutto questo avviene in uno spazio cittadino centrale, che è progressivamente privato della sua natura e reso un parco giochi per turisti, uno spazio che l’amministrazione comunale continua a bersagliare con le cd. “politiche anti-degrado”, con bislacche e inutili ordinanze, con propagandistiche modifiche di regolamenti comunali, senza però farsi mai realmente carico dei problemi reali, e adesso appare chiaro anche il perché".


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