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Cronaca lunedì 30 giugno 2014 ore 15:30

"Un euro di guadagno e 1,50 di spese su 100 di benzina"

Lo stima Confesercenti con l'arrivo del Pos per pagare con la carta. Contraria ConfcommercioPer la Cgia costerà 1.200 euro in più all'anno



PISA — Gli spiccioli restano. Ma per pagare 30 o più euro, da ieri, i consumatori possono usare il Pos con carte o bancomat. Niente più scuse: i commercianti devono accettarlo, poco importa se ci pagano sopra la commissione. 

L'obiettivo di questa rivoluzione, secondo chi l'ha pensata, è quello di tracciare il più possibile i pagamenti evitando l'evasione. Per Confesercenti e ConfcommercioPisa, invece, è solo un aggravio di costi, che torna a punire chi paga regolarmente.

“Gli imprenditori si troveranno a sostenere aggravi di circa 1.700 euro l’anno ciascuno secondo le stime del nostro ufficio economico – spiega Adriano Rapaioli, responsabile ufficio legislativo Confesercenti Toscana Nord – stime che tengono conto di canoni, commissioni, costi di installazione e di utilizzo di una nuova postazione Pos per una impresa media che realizzi 50mila euro di transazioni elettroniche ogni l’anno. Così com’è configurato, l’intervento per favorire la moneta elettronica è squilibrato poiché sposta l’intero onere dell’operazione sugli esercenti. Banche, poste e uffici della pubblica amministrazione continuano invece ad essere restii ad accettare le transazioni elettroniche”. 

Ma per la Confesercenti i problemi riguardano soprattutto i piccoli commercianti, gli ambulanti ad esempio, o quelle categorie che lavorano su margini di guadagno minimo. “I costi di utilizzo e installazione dei Pos hanno un’incidenza ancora maggiore per gli esercizi caratterizzati da pagamenti di piccola entità e da piccoli margini – come i gestori carburanti, i tabaccai, gli edicolanti, i bar – che vedranno il proprio utile dimezzarsi o azzerarsi, andando addirittura in rosso. Non dimentichiamo che in Italia abbiamo commissioni che si aggirano intorno all'1,75 per cento rispetto a una media europea dello 0,25. Basta fare due esempi – aggiunge il responsabile Confesercenti -. Un tabaccaio che incassa un bollo auto del valore di 100 euro e viene pagato con il bancomat; il suo margine di guadagno è di 1 euro, ma la commissione che paga è di 1 euro e 50. Stesso discorso per i benzinai che hanno ormai margini di guadagno intorno all'1 per cento, anch'essi inferiori alle commissioni. E che deve fare il piccolo ambulante che magari paga il canone fisso per un Pos per effettua due o tre operazioni l'anno?”. 

A tutto questo, però, si aggiunge il paradosso dell'assenza di sanzioni. “Per ora non sono previste – conclude Adriano Rapaioli – per coloro che non si mettono in regola. Certo che con questo martellamento, il timore che poi possano essere introdotte c'è. Per questo come associazione chiediamo che l'obbligo sia associato ad un intervento di riduzione delle commissioni. E, magari, legare l'obbligo stesso ad un limite di fatturato per non penalizzare i piccoli. Ancora meglio percorrere la strada degli incentivi fiscale da riservare alle imprese e ai consumatori che usano carte di debito e di credito”.

"Ancora una volta a farne le spese saranno commercianti, imprenditori, professionisti e artigiani". Neppure a Federico Pieragnoli, direttore di ConfcommercioPisa, piace l'introduzione dell'obbligo del Pos in tutte le imprese, partite Iva, professionisti: “Il rinvio della norma sarebbe stata la soluzione più ragionevole. Invece, si continuano a lanciare crociate contro la moneta in contanti, facendo pagare il conto molto salato di questa decisione a imprese e commercianti. Se da un lato, infatti, ci sono molti fondati dubbi sull'efficacia in termini di contrasto all'evasione, dall'altro c'è la certezza che aumenteranno moltissimo i costi per gli esercizi commerciali. La Cgia di Mestre ha calcolato una media di 1.200 euro in più all'anno per attività, tra spese per canoni mensili e commissioni di percentuale sull'incasso. Anche gli esercizi più marginali non se la caveranno con meno di 400 euro in più all'anno”.

Per il direttore di ConfcommercioPisa quindi “la norma è iniqua, visto che i costi per la diffusione della moneta elettronica sono in Italia superiori di oltre il 50 per cento rispetto a quelli in vigore in Europa. Una norma quindi demagogica, che aggrava pesantemente la situazione di tantissimi esercizi commerciali, già oggi in forte debito di ossigeno e liquidità”.

Secondo Pieragnoli, “la priorità doveva essere quella di intervenire radicalmente sui costi di commissione, che dovevano essere aboliti del tutto. Solo dopo avrebbe avuto senso intervenire con un provvedimento simile. Invece si impone un obbligo di legge, mentre i costi sono lasciti a condizioni di mercato. Una vera aberrazione”.

Yuri Cantini, presidente di ConfAsp ConfcommercioPisa, il sindacato degli Agenti in servizi di pagamento, specializzati nella vendita di strumenti di pagamento alternativi al contante, commenta così l'obbligo di introduzione del Pos per importi superiori ai 30 euro:

“L'obiettivo è quello di far circolare meno contante possibile. L'Italia è molto indietro rispetto all'Europa, ma ci sono alcuni aspetti di questo provvedimento che non mi convincono affatto. A partire dai costi per le commissioni, troppo elevati in Italia rispetto all'estero e i cui oneri ricadranno interamente sugli esercenti”. In particolare ci sono categorie che soffriranno molto più di altre: “Pensiamo ai tabacchini, ai distributori di carburante, ai giochi a tutte quelle attività dove la soglia di guadagno è talmente bassa, che in caso di pagamento con il Pos invece di un guadagno avrebbero addirittura una perdita”. Per Cantini l'unica strada possibile è “quella di arrivare ad un punto in cui nessuno, commercianti e clienti, dovranno più percepire alcuna differenza tra un pagamento in contanti e uno elettronico. E per fare questo, l'intervento al ribasso sulle commissioni, così come prefigurato anche da Banca d'Italia, sarà inevitabile, oltre a rappresentare per gli esercenti stessi un incentivo concreto all'uso dei pagamenti elettronici”.


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