Brexit: chi rischia di più?
di Daniele Salvadori - giovedì 16 giugno 2016 ore 15:28
Le analisi concordano sul fatto che l’uscita del Regno Unito dall’Europa produrrebbe gravi danni economici per la Gran Bretagna mentre per l’Europa il rischio sarebbe prevalentemente politico: si potrebbero cioè innescare degli atteggiamenti di emulazione da parte di alcuni Paesi membri che porterebbero ad un sostanziale indebolimento dell’Unione che già di per se vive di equilibri molto precari.
Quali sono, a livello economico, i Paesi che uscirebbero più colpiti da un'eventuale Brexit? In vista del referendum britannico del prossimo 23 giugno una ricerca di S&P Global Ratings (Standard & Poor’s) ha introdotto un apposito indicatore: Brexit Sensitivity Index (Bsi).
L’indicatore elaborato dall’agenzia di rating americana tiene in considerazione le esportazioni di beni e servizi verso il Regno Unito rapportate al Pil domestico, i flussi migratori bidirezionali, le controversie con controparti UK nel settore finanziario e gli investimenti diretti stranieri in UK.
Dal sondaggio condotto sui 20 Paesi più esposti al rischio di una potenziale Brexit, emerge che Irlanda, Lussemburgo, Malta e Cipro sono i più esposti dal punto di vista commerciale e migratorio. Rischi minimi invece per l’Italia, assieme a Finlandia, Ungheria e Canada.
In uno studio a cura del Tesoro britannico, il Paese vedrebbe, nei due anni successivi alla Brexit, una riduzione del Pil stimata tra il -3,6% e il -6%, a fronte di un aumento dei prezzi e di una svalutazione della sterlina che il modello ipotizza essere pari al 12%. Dallo studio emergerebbe anche una forte riduzione dei prezzi delle abitazioni, col mercato immobiliare in calo tra il -10% e il -18%. L’impatto sull’Ue parrebbe invece molto più ridotto, stimato a -0,3% del Pil per l’eurozona. Un voto a favore dell’Unione europea, invece, andrebbe a ridurre il rischio percepito dai mercati e riporterebbe la situazione a livelli di normalità.
Daniele Salvadori