Lavoro mercoledì 30 marzo 2022 ore 17:50
Boom di chiusure nell'anno nero della ristorazione
Nel 2021 sono state 243 le imprese che hanno chiuso i battenti. L'allarme di Confcommercio: "Per ogni ristorante che apre sono in tre a chiudere”
PISA — Per il mondo della ristorazione il 2021 è stato un anno da dimenticare. Solo nella provincia di Pisa, dicono i dati del rapporto di Fipe Confcommercio, sono state 243 le imprese del settore che hanno chiuso i battenti.
Il saldo peggiore a livello regionale, secondo solo a quello di Firenze, in un quadro che vede sparire complessivamente dalla Toscana quasi 1.000 attività.
“La lunga notte dei ristoratori non è ancora finita, e senza un intervento deciso e in grado di garantire stabilità al settore da parte del Governo i numeri sono purtroppo destinati a peggiorare - afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli -. Alle chiusure non sono seguiti interventi salvagente per i pubblici esercizi, nessuna moratoria, nessun alleggerimento fiscale e contributivo e ristori insufficienti. Gli interventi di alcune amministrazioni, come la cancellazione di imposte locali e la concessione di suolo pubblico, hanno solo in minima parte compensato l'assenza di politiche efficienti a livello nazionale”.
“Quando sembrava intravedersi qualche spiraglio la guerra tra Russia e Ucraina e l’improvviso rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia hanno fatto ricadere gli imprenditori del settore nella nebbia dell'incertezza - aggiungono da Confcommercio-. Se da Roma non arriva un'inversione di rotta il bilancio delle chiusure è destinato ad aumentare ogni anno, ed è quanto mai necessario intervenire subito, a partire dalla concessione della gratuità del suolo pubblico almeno fino alla fine del 2022 per garantire almeno un po' di respiro alle imprese”.
“Questo è il conto che ci presentano pandemia, aumento dei costi di utenze, materie prime e svuotamento delle città - commenta la presidente ConfRistoranti Confcommercio Provincia di Pisa Daniela Petraglia - Purtroppo sono numeri drammatici che rispecchiano la dura realtà di ogni giorno: oggi servono muscoli d'acciaio per resistere e tenere in piedi la propria attività. Ci aspettavamo questi dati dopo l'onda lunga del Covid alimentata dalle continue chiusure e riaperture a singhiozzo, dall'assenza di socialità e viaggi. Il saldo negativo che vede 158 imprese di ristorazione in meno rispetto al 2020 è solo parzialmente mitigato dalle 85 nuove aperture che dimostrano una discreta vivacità sul territorio, ma purtroppo per ogni ristorante che apre sono in tre a chiudere”.
A pesare sulle chiusure concludono dall'associazione di categoria “La mancanza di turisti e visitatori, il continuo e persistente ricorso allo smart working, e nel caso specifico di Pisa la chiusura dell'università. Il territorio vive prevalentemente di turismo e servizi, e se questi vengono a mancare il comparto della ristorazione, che a Pisa e provincia dà lavoro a più di 4.500 addetti, non può andare avanti”.
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