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Attualità venerdì 17 dicembre 2021 ore 10:56

Teatro Verdi, Silvano Patacca va in pensione

Silvano Patacca

Varcò la soglia di via Palestro per scoprire i segreti del trucco di scena, arrivando poi al ruolo di responsabile unico della programmazione



PISA — Figura storica del Teatro Verdi, senza ombra di dubbio "un pilastro di via Palestro", Silvano Patacca fra pochi giorni sarà "costretto" alla pensione per raggiunti limiti di età. La sua vita e il teatro sono state  - e saranno sempre - due cose inscindibili, il suo racconto ne è la testimonianza.

"Ebbene sì, è arrivato il momento della mia ultima trasferta da dipendente della Fondazione Teatro di Pisa - racconta il responsabile unico della programmazione dell'ente teatrale -. E allora, mentre sono in partenza, proviamo a ripercorrere questo lungo viaggio che è stato il mio lavoro. Un lavoro sì: bello, elettrizzante, molto spesso divertente, sicuramente più affascinante di molti altri, ma fatto anche di fatica, di tensione, di abbattimenti e risalite che l'arrivo della pandemia ha fatto risaltare anche nella sua fragilità".

I ricordi sono tanti, per non dire troppi. "Difficile ripercorrere tutte le tappe, i momenti, le persone e i personaggi incontrati in questi anni. Lontano è il giorno da quando, timoroso studente universitario, varcai la soglia del teatro, non da semplice spettatore. L'occasione mi fu data dal laboratorio di trucco che il teatro stava organizzando in previsione di quel "Carnevale della ragione insidiata", risposta al veneziano "Carnevale della ragione" ripristinato l'anno precedente. La giustificazione (tutta teorica, ora posso ammetterlo) era cercare materiale bibliografico per la mia fantasiosa (e mai scritta) tesi su "Il trucco come trasposizione dell'anima". La vera ragione era che volevo conoscere meglio, e dall'interno, quel magico mondo che mi si era aperto davanti assistendo, al Giardino Scotto, allo spettacolo" Flowers" di Lindsay Kemp .È nel laboratorio tenuto da Giacomo Cirella, assieme ad altri due truccatori, uno di cinema e l'altro della tv, che cominciai a muovere i miei primi passi nel magico mondo del teatro".

"Poi - ricorda ancora Silvano Patacca -, dopo un breve passaggio (nel vero senso della parola) nella Manon Lescaut di Giacomo Puccini, protagonista la grande Raina Kabaivanska, dove interpretavo, ironia della sorte, "un viaggiatore giovane". Vennero in seguito le stagioni liriche in cui fui scritturato come truccatore che mi portarono a svolgere quel lavoro anche in altri teatri e, forse, se quel percorso non fosse stato interrotto dal servizio militare, sarebbe stata quella la mia professione, magari alla sede Rai di Torino, dove mi era stata offerta un'opportunità. Ma, tra porte che si aprono e si chiudono, nell'esistenza di ciascuno di noi, un'altra occasione mi fu data dal bando di concorso affisso negli uffici provvisori del teatro (all'epoca chiuso per i lavori di restauro e adeguamento alle nuove norme di sicurezza entrate in vigore). "Collaboratore amministrativo addetto alla promozione e organizzazione del pubblico" un titolo alla Wertmuller, per indicare il ruolo del cassiere /bigliettaio! Il bisogno di un lavoro stabile, e la possibilità di restare in quel mondo che ormai mi aveva conquistato, mi indusse a provare. Partimmo in sessanta (tanti per un solo posto!) ma, dopo la prima prova scritta, rimanemmo in venti e, al colloquio finale, dopo la seconda prova, fummo ammessi in cinque. Non dimenticherò mai la frase di Lori Cervelli che, alla mia telefonata per sapere come era andata, rispose :" direi piuttosto bene... collega!". Nella telefonata successiva, in lacrime, alla mia mamma :"Ho vinto! Sarò assunto a tempo indeterminato!!!". E poi quel vagare per le strade di Pisa, come in trance, pensando: adesso ho un lavoro... un lavoro... un lavoro". 

"E sono qui, su un treno, al termine di quel viaggio che mi ha portato non solo a conoscere tanti luoghi geografici, in Italia e all'estero : Nizza, Cannes, Barcellona, Granada, Siviglia, Rabat e molti altri. Ma, soprattutto, moltissimi luoghi dell'anima fatti di incontri umani unici ed emozionanti tanti, troppi per ricordarli uno a uno rischiando di dimenticarne qualcuno. Attori, registi, coreografi, danzatori, organizzatori, amministratori e colleghi di una galassia straordinaria attraversata in questi quaranta anni che è quasi impossibile trascrivere su una pagina, ma che mi porterò negli occhi e nel cuore per il resto dei miei giorni".


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