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Pisa Sporting Club mercoledì 24 settembre 2025 ore 10:30

“Trattati come delinquenti, a Napoli un'Odissea"

Le difficoltà dei 143 tifosi nerazzurri presenti al Maradona. Il racconto di una trasferta surreale da parte della tifosa Sabrina Pavolettoni



PISA — Sono stati 143 i tifosi del Pisa presenti al Maradona per la sfida contro il Napoli. Una trasferta lunga e complicata, segnata da controlli serrati, tensioni e disagi. A raccontare tutto è Sabrina Pavolettoni, del Club Autonomo Nerazzurro, che ha viaggiato con uno dei due pullman partiti da Pisa. Il suo racconto mette in luce un’accoglienza tutt’altro che serena. Di seguito la sua testimonianza.

Sabrina, ci racconti com’è iniziata la vostra trasferta a Napoli?
"Siamo stati fermati in un parcheggio a una ventina di chilometri dallo stadio. Hanno fatto scendere tutti, anche persone anziane, e ci hanno schedato uno a uno: documento, biglietto in mano e videocamera puntata".

Parliamo di controlli di sicurezza?
"Sì, ma sembravano trattarci come criminali. Sono saliti sui pullman, hanno aperto zaini, borse, tutto. A chi era in auto, come me, hanno fatto svuotare la macchina. Non volevano che lasciassi nemmeno la mia borsa personale, pretendevano che la mettessi nel baule".

Poi siete ripartiti verso lo stadio. Com’è andata?
"Un’ora di delirio per fare 15-20 km. Scortati da tre pattuglie e una camionetta, in mezzo al traffico, circondati dai tifosi del Napoli che ci insultavano e ci facevano gestacci. Eravamo su due pullman, ma sembrava di essere assediati".

Siete arrivati in tempo per la partita?
"Per miracolo. Di solito arriviamo alla fine del primo tempo. Stavolta, almeno, l’abbiamo vista tutta. Ma arrivati allo stadio è iniziato un altro capitolo: non volevano far entrare le aste delle bandiere, ci hanno preso i documenti, mio padre compreso, per via dello striscione del nostro club".

Avete dovuto chiedere aiuto alla questura di Pisa?
"Sì, abbiamo chiamato per intercedere. Nel frattempo ci hanno controllato tutto: scritte su felpe e cappellini, ci hanno chiesto cosa c’era dentro i panini. A me hanno domandato se nei panini ci fossero oggetti taglienti. Ho risposto che noi siamo civili, non mettiamo lame nel pane".

Tutto questo è stato giustificato dalle autorità come prassi?
"Ci hanno detto che è così per tutti, da Milan a Juventus, da Roma a Lazio. Ma noi eravamo 143 persone, senza gruppi ultras, la metà sopra i 70 anni. Eravamo famiglie. Non c’era motivo per un trattamento del genere".

Ci sono stati problemi anche all’ingresso?
"Sì, i tornelli non funzionavano. Provavamo a entrare col wallet, ma non si apriva. Uno steward ci ha detto che “siamo gente di m....”. Parole sue. Io credo che un pubblico ufficiale certe cose non possa dirle".

Una volta dentro lo stadio?
"Tutto normale, solo sfottò fra tifosi, ci sta. Ma dopo la partita ci hanno tenuti dentro per più di un’ora, dicendoci che era per non incrociare i tifosi del Napoli. In realtà, quando ci hanno fatto uscire, eravamo di nuovo circondati da scooter, macchine, motorini. Scena identica all’andata".

Com’è finita la giornata?
"Siamo tornati a passo d’uomo, zigzagando tra le auto. La scorta non era in grado di aprire la strada. Offese continue. Io ho girato tanti stadi, al nord e al sud, ma quello che accade ogni volta che andiamo a Napoli è fuori da ogni logica".

Cosa le lascia questa espienza?
"Siamo stati trattati come bestie. Non siamo delinquenti. È stata una vergogna. Voglio che la gente sappia come ci hanno trattato".

Michele Bufalino
© Riproduzione riservata


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