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Cronaca mercoledì 08 novembre 2017 ore 12:34

Violenza sulle donne, numeri in aumento

A Pisa nel 2016 ogni 36 ore una donna ha chiesto aiuto, in aumento le donne over 50. Il 62,5% delle violenze si consuma in presenza dei figli



PISA — Presentati stamani i dati raccolti dal Centro antiviolenza della Casa della donna e dalle associazioni Nuovo Maschile e Dim - Donne in movimento in un anno di lavoro. Dall’attività delle tre associazioni emergono numeri, profili e tendenze che permettono di scattare una fotografia nitida di quello che è il fenomeno della violenza sulle donne a Pisa e provincia.

Nel 2016 a Pisa sono state 240 le donne che hanno chiesto aiuto per uscire da una situazione di violenza, praticamente una donna ogni 36 ore:203 sono state accolte dal Centro antiviolenza della Casa della donna e 37 dall’associazione Dim - Donne in movimento. 

Ma i numeri sono in aumento: solo nei primi 6 mesi del 2017 sono già 176 le donne che hanno chiesto aiuto, 150 alla Casa della donna e 26 a Donne in movimento. 

Si tratta in gran parte di donne con un’età compresa tra 20-50 anni e di nazionalità italiana, ad eccezione delle donne accolte dall’associazione Dim che sono soprattutto di origine straniera (provenienti dall’area del Maghreb e dall’Est Europa) e sono arrivate all’associazione attraverso il pronto soccorso (Codice Rosa) o le forze dell’ordine. 

In particolare le donne accolte dal Centro antiviolenza della Casa della donna nel 2016 sono nel 78% dei casi di nazionalità italiana, il 53% ha tra i 30 e i 49 anni, il 26,6% ha oltre 50 anni e il 17% tra 18 e 29 anni.

“Già nel 2015 - sottolinea Carla Pochini, presidente della Casa donna - avevamo registrato un aumento significativo di donne over 50 che si rivolgevano al nostro centro antiviolenza e nel 2016 la tendenza all’aumento continua passando dal 20 al 26,6%. Un dato importante che evidenzia come anche tra le donne meno giovani sia sempre più forte la consapevolezza di ciò che vivono. Si tratta di donne che spesso dopo anni di violenze in ambito coniugale trovano la forza e il coraggio di dire basta e di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza. Questi numeri e le loro storie confermano un aspetto fondamentale che non ci stancheremo mai di ribadire: dalla violenza si può sempre uscire, non è mai troppo tardi”.

In linea con le indagini Istat, i dati raccolti dalla Casa della donna ci dicono che la gran parte delle donne subisce violenza tra le mura di casa per mano del marito, del convivente o del partner: il 53,2% ha subito violenza fisica o violenza sessuale e quasi l’80% violenza psicologica. Sono donne che nel 43% dei casi lavorano, una su tre ha una laurea, il 40% ha conseguito un diploma di scuola superiore o ha frequentato un corso di formazione professionale. Il 40% proviene dalla provincia pisana e da fuori Pisa. Oltre il 58% ha figli.

“Quello dei figli delle donne vittime di violenza è un fenomeno di cui si parla ancora troppo poco, eppure i dati sulla cosiddetta ‘violenza assistita’ sono drammatici. Nel 2015 Istat ha rilevato che il 62,5% delle violenze domestiche si consuma in presenza dei figli”, dichiara Giovanna Zitiello, coordinatrice del centro antiviolenza della Casa della donna. 

“E poi ci sono gli ‘orfani di femminicidio’ che ad oggi in Italia sono almeno 1600. Bambini e ragazzi la cui madre è stata uccisa dal padre e per i quali ancora non esiste nessuna tutela o sostegno specifico: da mesi è, infatti, bloccata in Senato un’importante legge che per la prima volta si occupa dei loro diritti e che purtroppo rischia di saltare con la fine della legislatura”.

Il Centro antiviolenza della Casa della donna è uno dei pochi in Toscana a gestire anche una casa-rifugio per donne maltrattate. “La casa-rifugio - continua Giovanna Zitiello - è una struttura fondamentale perchè ci permette di offrire un aiuto concreto a quelle donne che vivono situazioni di grave violenza e la cui vita può essere in pericolo. Dispone di 8 posti letto e può ospitare fino a 4 donne con bambini per un periodo di 6 mesi, rinnovabili in caso di necessità. Nel 2016 sono state 6 le donne e 6 i minori che abbiamo accolto nella casa-rifugio: donne che dovevano lasciare la propria casa e trovare un luogo sicuro per sè e i propri figli. La casa-rifugio non è una casa di emergenza ma un luogo protetto dove le donne compiono un percorso di ricostruzione della propria vita. Grazie al lavoro di accompagnamento delle nostre operatrici e alla sinergia con i servizi sul territorio, le aiutiamo a superare i danni della violenza e a ripartire”.

Per queste donne sfuggire all’uomo che le picchia e le minaccia è talvolta l’unico modo per salvarsi la vita ma non sempre ciò è chiaro a chi amministra la giustizia. “Sia nel 2016 che quest’anno - conclude Giovanna Zitiello - abbiamo ospitato donne con figli che per settimane sono state costrette a vivere chiuse in casa-rifugio, senza uscire, in attesa di un provvedimento giudiziario di allontanamento del maltrattante che non arrivava”.

Ma chi sono gli uomini che commettono violenza? Secondo i dati raccolti dal Centro antiviolenza della Casa della donna si tratta di uomini spesso ‘insospettabili’ che lavorano e sono istruiti: il 53% ha un lavoro, il 62% ha un diploma, una laurea o una formazione professionale, il 74% è di origine italiana e il 52,7% è senza dipendenze, precedenti penali, problemi psichiatrici. La gran parte ha un’età tra 30 e 49 anni (53%), è coniugato o convivente (60%) e nel 73% dei casi è partner o ex partner della donna maltrattata.

Dati e profili praticamente simili a quelli che emergono dall’attività dell’associazione “Nuovo Maschile. Uomini liberi dalla violenza” che a Pisa da 5 anni si occupa di violenza maschile su donne e bambini/e ed è uno dei 44 centri per uomini maltrattanti attivi nel nostro Paese. Nel 2016 si sono rivolti all’associazione Nuovo Maschile 18 uomini: 10 in modo volontario o spinti da partner, familiari e amici, 8 inviati dalle istituzioni attraverso i servizi sociali del territorio o l’Ufficio esecuzione penale esterna. Tutti gli uomini presi in carico, oltre ad avere una partner, sono padri (14 hanno figli minorenni e 4 figli adulti). Ben 17 su 18 hanno esercitato o esercitano violenza fisica oltre che psicologica ma solo in 7 casi la partner si è rivolta ad un centro antiviolenza. Quasi la metà ha un procedimento penale in corso o concluso ed è seguito dai servizi sociali o da un piscoterapeuta o pischiatra.

Cinque uomini dichiarano di possedere un’arma e la maggioranza (13 su 18) dichiara di aver subito violenza durante l’infanzia.


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