Immortalità
di Francesco Feola - sabato 20 febbraio 2016 ore 19:25

La notizia della morte di Umberto Eco, appresa da un post di Facebook mentre stavo andando a letto, mi ha colpito come raramente mi colpiscono simili notizie.
Mi ha colpito terribilmente perché ho pensato che oltre a un grande semiologo, scrittore e filosofo, se n’era andato un grandissimo intellettuale, come ce n’è sempre più bisogno, e come sempre meno se ne incontrano…
E subito dopo, d’istinto, mi ha colpito un altro pensiero, un rimpianto, come una colpa, mi assalito in maniera del tutto inaspettata, ed io stesso mi sono sorpreso a pensarlo: non l’ho mai incontrato di persona, e ora non potrò mai più incontrarlo.
Eppure l’ho incontrato spesso, attraverso i suoi libri, i suoi interventi pubblici, le sue interviste, e soprattutto attraverso una sua frase, che non so nemmeno dove, come e quando abbia pronunciato, ma che è stata resa celebre anche e soprattutto grazie al web.
Questa frase diventerà ora, certamente, il suo testamento spirituale più alto e profondo (anche se forse già lo era…)
E sarà soprattutto attraverso questa frase, leggendo i suoi libri, e leggendo più forte in generale, che continuerò a incontrarlo, magari in quella stessa “immortalità all’indietro” che ci promette la lettura. Perché
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria!
Chi legge avrà vissuto 5000 anni:
c’era quando Caino uccise Abele,
quando Renzo sposò Lucia,
quando Leopardi ammirava l’infinito…
Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”
Attraverso la sua vita e la sua opera, ci ha lasciato anche questa preziosa eredità: la consapevolezza che tutti noi possiamo guadagnarci un pezzetto di immortalità leggendo, il che significa entrare in intimo contatto con migliaia di altre vite, o meglio con la vita dell’umanità intera…
Addio a Umberto Eco, alle migliaia di vite che ha vissuto, e a quelle che ci ha già fatto vivere.
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