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mercoledì 11 dicembre 2024

STORIELBA — il Blog di Alessandro Canestrelli

Alessandro Canestrelli

Nato a Piombino da genitori elbani, con la famiglia si sposta a Portoferraio a tredici anni; compie gli studi superiori e si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia laureandosi con Lode. Insegna all’Elba per quattro anni e passa sotto la Regione Toscana. Nel 1990 si trasferisce all’APT di Pisa per l'Editoria e la Comunicazione, poi alla Provincia di Pisa per la Cultura. Conclude l’esperienza lavorativa nel 2015.

Il mistero della stele di Santa Caterina e la Tripla collina

di Alessandro Canestrelli - sabato 10 settembre 2022 ore 08:00

Agli inizi degli anni settanta furono svolti dei rilievi fotografici eseguiti dal signor Gianfranco Fazzini che dimostrano inoppugnabilmente l’esistenza di un’antica stele situata nella facciata della chiesa di Santa Caterina e descritte dalla professoressa Maria W. Boutakoff, ricercatrice anziana del Museo del Louvre.

La Boutakoff era allieva di Jean Leclant (1920 – 2011) professore onorario del Collegio di Francia, Segretario permanente dell’Accademia delle Lettere e membro permanente dell’Associazione Internazionale degli Egittologi. Leclant era considerato uno dei massimi studiosi dell’Egittologia, vincitore nel 1993 del premio della Fondazione Internazionale Balzan e nel 2000 del Premio mondiale Cino del Duca.

Le foto mi furono consegnate dal sig. Fazzini con alcuni appunti autografi dell’allieva del grande egittologo. Maria Boutakoff così descrisse la stele “Nettamente in forma di capigliatura nella forma ‘nemea’, nello stile dei sarcofagi egizi, ha la faccia solare, la cui capigliatura forma dei raggi, evocando l’immagine del ‘Sol Invictus’; altri simboli come la coppa del naso a triangolo e gli occhi a forma di chiocciola confermano nel loro insieme le origini antiche e pagane, sebbene di un paganesimo tardo-antico di questa stele incontestabilmente isiaca ed egizianeggiante. Dentro la chiostra dei denti si vede la lingua che parla annunciando l’oracolo o semplicemente rispondendo alle domande del ‘consultante’. La fessura, sotto la testa, dalla quale sgorgava l’acqua, fu ingrandita e deformata per essere adattata a ricevere le offerte (oboli). Quanto all’iscrizione in latino essa è in stile pisano, “INDIGET USQUE MINUS”, (anche una piccola offerta – è gradita). È possibile che questa stele pagana sia stata anticamente una stele-sorgente-solare-oracolare”.

Per rafforzare tale teoria, ricordo che ne ‘Il Ritorno’, De Redditu suo, lo stesso Rutilio Namaziano, nel V secolo, racconta che durante il viaggio da Roma verso la Gallia narbonense, sua patria, a causa della caduta del vento deve scendere a terra in una località chiamata Falesia, riferibile all’area rurale nei dintorni di Piombino. Rutilio fa ampio riferimento alle feste campestri in onore di Osiride, trasposizione divina del sole, e descrive una festa connessa alla conclusione della seminagione, in un periodo fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

Altre fonti rivelano che l’area agricola nei dintorni dell’attuale Piombino era stata per lunghi anni sede di popolazioni dedite a culti solari e che solo in epoca più tarda furono convertite al Cristianesimo.

Anche la presenza di famiglie dell’alta aristocrazia imperiale romana, nel nostro Arcipelago, conferma l’ipotesi di un periodo in cui il ‘Deus Sol Invictus’ adottato dagli imperatori del tardo impero romano divenne elemento di coesione, visto che il ‘Sole’, ‘Dominucus’ in molti territori dell’impero era venerato e collegato a molti culti e a numerose forme e denominazioni di divinità legato al nostro astro.

La Tripla collina

Altrettanto interessanti sono alcune brevi note e riflessioni sulla conformazione orografica che la medesima Boutakoff aveva individuato in tre colline dietro Porto Azzurro, intorno a Monserrato. Secondo la studiosa la ‘Tripla Collina’ poteva essere considerata come un ipotetico centro di culti solari. Faccio notare che è il medesimo luogo che nel XVI secolo era meta di pellegrinaggi in onore della Madonna Nera di Monserrato.

Queste brevi note di riferimento rappresentano una base parziale per sostenere una diretta colleganza fra la stele descritta dalla stessa studiosa e l’ipotetica presenza all’Elba di un’area cultuale dedicata al sole di origine egizia o orientaleggiante.

Faccio notare infine agli scettici, ma anche a chi non riesce a capire… che conservo queste immagini come un piccolo ‘segno’ d’arte antica, testimonianza della grande e misteriosa centralità dell’Elba nel mondo antico e mediterraneo del quale, nonostante il contemporaneo furoreggiare di ricerche, studi, conferenze e pubblicazioni, conosciamo ancora poco e quasi mai con una visione d’insieme, unitaria e completa.

Alessandro Canestrelli

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