Cronaca domenica 19 gennaio 2014 ore 09:40
Pedicab Pisa, alla mobilità sostenibile servono soldi e un po' d'aiuto

Roberto e Gianni hanno scritto una lettera a Letta, Rossi e Filippeschi e dato il via a un finanziamento collettivo per aiutare il turismo
PISA — Volevano crearsi un lavoro e avere la possibilità di assumere anche altre persone. In modo ecologico, per di più. Ora, però, Pedicab Pisa, il progetto di mobilità sostenibile che funziona come un risciò (dove il turista, però, si riposa e guarda i monumenti con le mani libere per fare le foto) e ci aggiunge una guida folcloristica e divertente, è in crisi.
Roberto e Gianni, infatti, non ce la fanno più e lo hanno scritto in una lettera inviata anche al presidente del Consiglio Enrico Letta, della Regione Toscana Enrico Rossi, al sindaco di Pisa Marco Filippeschi. Chiedendo aiuto anche a ogni cittadino, che può contribuire al progetto grazie a un finanziamento collettivo basato su piccoli contributi dai sostenitori di un progetto.
"Pedicab
Pisa - spiegano il conducente del pedicab e il fotografo e grafico, laureato in
Lingue - è il primo e unico servizio di turismo ecologico della città di Pisa,
un progetto nato dalla voglia di proporre una nuova risorsa, un nuovo modo di
vivere la città e dall'urgenza di crearci un posto di lavoro. Un'attività già
presente nelle maggiori città turistiche del mondo da decine di anni. Un sogno
che rischia di naufragare nonostante i nostri sforzi".
Dopo circa tre anni, l'eco-tour alla scoperta
dell'immensa ricchezza culturale e artistica della città si è arricchito di una
guida illustrata delle specialità enogastronomiche e dei suoi prodotti tipici.
"Molti dei turisti che hanno provato il nostro
tour in seguito si sono trattenuti in città più di quanto programmato, invece
di andare via appena vista la Torre. Un
esempio di come le buone iniziative possono migliorare il volto di una città,
un piccolo passo per volta".
A causa di grossi problemi economici, però, il
futuro del progetto è incerto. "Non abbiamo più soldi per la manutenzione
del mezzo (le fabbriche di risciò sono tutte straniere), per un posto dove
tenere al sicuro il risciò, per pagare l'affitto di casa e siamo a rischio di
sfratto. Non sappiamo come andare avanti e rischiamo di perdere una preziosa
opportunità per crearci un lavoro. Se non avessimo dovuto affrontare da soli
tutti questi problemi, oggi avremmo potuto offrire lavoro anche ad altre
persone.
Per questo chiediamo un aiuto concreto da parte
delle istituzioni. Crediamo fermamente nel nostro progetto e non abbiamo
intenzione di mollare".
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