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Cronaca venerdì 26 febbraio 2021 ore 18:25

Caccia alle varianti Covid su 20 tamponi al giorno

Mezzi e personale a disposizione della Aoup non possono fare di più. Il dottor Pistello spiega come si individuano le varianti del coronavirus



PISA — Abbiamo capito che la variante inglese del coronavirus circola già in Toscana e che il tempestivo tracciamento dei casi è fondamentale per arginarla. Sappiamo anche che la variante arrivata da oltremanica è più contagiosa ma non è ancora dato sapere se e quanto sfugge ai vaccini. Mentre, per fortuna, al momento non sembra essere più letale. Al professor Mauro Pistello, direttore della Virologia dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana che è in prima linea nella caccia alle varianti, abbiamo chiesto come funziona il lavoro di laboratorio, quali sono le procedure e i tempi, di che mezzi dispongono e fin dove riescono a spingersi, per quanto di loro competenza, nella lotta contro la Covid-19.

La risposta è stata che, per esser certi di avere a che fare con una variante, servono almeno tre-quattro giorni. E che purtroppo le capacità del laboratorio, di personale e mezzi, non può andare oltre l'analisi di circa venti tamponi al giorno. Di seguito l'intervista al dottor Mauro Pistello, direttore dell'Uo Virologia della Aoup, il cui laboratorio per adesso non ha individuato varianti particolari - brasiliana, sudafricana, ecc. - fatta eccezione per quella inglese.

Professor Pistello, quanto è diffusa la variante inglese sul territorio toscano?

"Sta proliferando. Di fatto le percentuali possono essere diverse da zona a zona, anche nell'ambito del territorio toscano, ma sicuramente la variante inglese va ben oltre il 30 per cento".

Nel vostro laboratorio da dove arrivano i tamponi?

"A noi arrivano i tamponi dell'area vasta Toscana nord-ovest. Per quanto riguarda la valutazione di screening se un soggetto è positivo o negativo, i tamponi vanno a vari laboratori, compreso il nostro. Quelli per la caratterizzazione delle varianti, invece, arrivano solo a noi, come a Siena per l'area sud-est e a Careggi per la Toscana Centro. Siamo gli unici tre centri individuati dalla Regione"

Come vengono selezionati i tamponi positivi su cui lavorare per individuare le varianti?

"Sono scelti dal laboratorio o, più frequentemente, dallo screening del territorio, in caso di focolaio o per situazioni particolari. Ad esempio, se un soggetto che era stato vaccinato e si infetta, oppure se era guarito e si reinfetta, o ancora se proviene da una zona in cui queste varianti sono particolarmente presenti, è chiaro che noi non lo sappiamo o possiamo conoscerlo in modo occasionale, fortuito. E' il medico di base o il territorio che ci segnala i casi e ci invia i campioni".

Per capire che si tratta di una variante che lavoro dovete svolgere?

"In una prima fase, per capire se è inglese o altro, uno può fare un test simile a quello che utilizziamo per rilevare se è presente o meno un virus, quindi quello che si usa per il territorio. Questo è abbastanza rapido ma, in qualche modo, lascia il tempo che trova. Dipende anche un po' dal quesito. Se non è inglese comunque si deve sequenziare, ma anche nel caso fosse inglese oppure nel caso sia un soggetto vaccinato che si è infettato uno sequenza a prescindere".

E il sequenziamento come funziona? Che tempi sono necessari?

"Ci sono due livelli. Un livello che consente una risposta in tre-quattro giorni ed è quello che facciamo tutti: si basa sul sistema Sanger, che consiste nell'analizzare una porzione del virus che definisce e distingue le varie varianti. Se invece le condizioni cliniche o la particolarità del caso lo richiedessero allora viene sequenziato tutto il genoma del virus ma per quello ci sono tempi molto più lunghi, servono altri tipi di macchine e su quello ci stiamo un po' attrezzando, perché è abbastanza complicato".

Di che risorse dispone il laboratorio? Quanti tamponi riuscite ad analizzare al giorno con il sistema Sanger?

"Per ora, grosso modo, ne facciamo una quindicina al giorno, ma poi di fatto non potremmo aumentare molto di più per questioni proprio di macchina, che ha una processività ridotta e per il fatto che questo tipo di macchine non sono così facilmente reperibili, come può essere una macchina per andare a vedere se un virus c'è o non c'è. E anche per il fatto che, ovviamente, serve più tempo uomo, di coloro che ci devono lavorare, e perché c'è stato un incremento esponenziale di richieste di sequenziamento nel mondo. Anche qui i reagenti non cominciano a scarseggiare ma vanno comunque centellinati e dosati con un certo grado di sapienza: altrimenti, poi, per i veri casi ci troviamo a non avere la possibilità di lavorare. Quindi, tendenzialmente, possiamo arrivare a una ventina al massimo, per quanto riguarda il laboratorio di riferimento".

Guido Bini
© Riproduzione riservata


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