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Attualità martedì 13 settembre 2016 ore 12:19

Dromedari sì, pecore no

Il nuovo corso del parco di San Rossore all'esame della Coldiretti che, con le nomine di presidente e direttore, si augura che le cose cambino



PISA — "Si ai dromedari, no al pascolo delle pecore. Almeno fino ad oggi è stato così nonostante progetti, promesse, studi, rimpalli, rimbalzi, passi in avanti ed indietro che durano ormai dalla fine degli anni ’90". 

Coldiretti ora confida in una “svolta” con la nuova presidenza Gianni Maffei Cardellini e al recupero di tutti quei progetti, presentati negli anni passati insieme all’Associazione Allevatori, per valorizzare la zootecnia all’interno dei 600 ettari del Parco di San Rossore.

Il progetto prevedeva a fianco dell’accesso al pascolo all’interno della tenuta ad alcuni pastori che hanno la propria stalla all’interno dei confini del parco, l’installazione di un ricovero per le pecore, un mini caseificio per la trasformazione del latte ovino ed una sala per la stagionatura, che potevano ben essere utilizzati come “laboratorio” didattico per le scolaresche in visita al parco. Non solo ovini, Coldiretti punta anche ad un rilancio dell’attività zootecnica bovina con particolare attenzione alle razze autoctone come il Mucco Pisano, razza – tra l’altro – inserita tra le specie in via di estinzione.

Temi e proposte che sono stati portati dal Presidente di Coldiretti, Fabrizio Filippi e dal Direttore, Aniello Ascolese sul tavolo del neo Presidente negli scorsi giorni. Un incontro che ha di nuovo rimesso al centro la prospettiva di aprire le porte del parco alla zootecnia.

“In questi anni – spiega Filippi – abbiamo assistito solo ad annunci e proclami che però non si sono mai concretizzati nella realizzazione di quel progetto che porta solo benefici alla biodiversità del parco e nessun effetto collaterale. Quella della Blue Tongue era una scusa smascherata dall’Asl. Nel Parco possono accedere i dromedari ma non le pecore e questo è assurdo perché la pastorizia fa parte della storia del parco”.

Il progetto di Coldiretti prevede la valorizzazione della filiera lattiero-casearia ovina motivata dall’esigenza di dar vita ad un prodotto assolutamente “biologico” con in più la certificazione di provenienza che diventi anche una risposta “local” all’industria dei formaggi a basso mercato. Ok anche ad un confronto per la valorizzazione delle zone umide esistenti nonché per il ripristino la dove ci sono le condizioni.

Nonostante non sia rimasta del tutto soddisfatta circa i criteri che hanno portato alla composizione del nuovo Consiglio del Parco, e dichiarando assolutamente superate le perplessità iniziali, la principale organizzazione agricola conta molto sulla sensibilità del neo presidente e della compagine di governo del Parco per risolvere le annose questioni rimaste in sospeso in questi anni. “Le aziende – dice Filippi - che hanno dovuto confrontarsi con il parco hanno avuto difficoltà. In futuro qualcosa dovrà cambiare perché l’agricoltura e la a zootecnia non possono restare fuori dalla vita del Parco”


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