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Attualità giovedì 05 dicembre 2024 ore 07:30
Ergastolo a Turetta, "Può aiutarci a cambiare le cose"

La Casa della donna, dopo la sentenza, riflette sulla necessità di rivoluzionare il modo in cui gli uomini si relazionano alle donne e fa un bilancio
PISA — Filippo Turetta, lo studente di 22 anni coinvolto nel caso dell'uccisione di Giulia Cecchettin, è stato condannato all'ergastolo e l'associazione Casa della donna, nel commentare questa sentenza auspica "la necessità di iniziare a cambiare questa società che, come dice il padre di Giulia, ha fallito". Perché la libertà delle donne di lasciare un partner, di raggiungere i propri obiettivi, non può essere pagata con la vita.
"Se non rivoluzioniamo il concetto di amore e il modo in cui gli uomini si relazionano alle donne - ha commentato Francesca Pidone, coordinatrice del Centro antiviolenza della Casa della donna di Pisa - i femminicidi continueranno. Tutte e tutti noi, rimarremo in attesa dell’ennesima sentenza di condanna senza sentirci responsabili di quei piccoli, grandi cambiamenti. Il percorso universitario è una fase di vita legata all’emancipazione, al tentativo di realizzazione delle proprie aspirazioni, alla scoperta di nuove parti di sé. Il femminicidio di Giulia Cecchettin, tra le molte cose, ci ha ricordato come realizzarsi per una giovane donna sia qualcosa che fa ancora paura a un giovane uomo, un vissuto diventato intollerabile tanto da ucciderla".
A Pisa però, grazie alla disponibilità dei tre Atenei, l’Università Statale, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna, è attivo uno sportello Antiviolenza Interuniversitario gestito direttamente dalle operatrici del Centro antiviolenza della Casa della donna. "Uno spazio di ascolto protetto per chi sta vivendo una situazione di violenza, un luogo con un importante significato simbolico - ha aggiunto - sono convinta che possa rappresentare un valore aggiunto: durante la nostra attività abbiamo osservato come nel periodo universitario le richieste di aiuto riguardino spesso le conseguenze che si manifestano con la lontananza dal proprio nucleo familiare, specialmente quando era presente una violenza in famiglia".
E i dati dello sportello parlano chiaro: 13 donne si sono rivolte allo sportello, mentre 30 hanno contattato direttamente il Cav. 31 i percorsi attivati di uscita dalla violenza. "Si tratta - hanno spiegato dalla Casa della donna - di studentesse, ma le richieste sono arrivate anche da dottorande, impiegate, ricercatrici e da donne che lavorano con ditte esterne. L’identikit del maltrattante è sovrapponibile a quello ormai noto: docenti, partner ed ex, colleghi di lavoro, membri della famiglia. Di fatto su 43 accessi, ben 33 riguardano violenza e maltrattamenti e 17 si riferiscono a violenza psicologica".
Dopo il primo contatto, il percorso prosegue con colloqui tenuti dalla consulente d’accoglienza e, quando necessario, al Cav viene attivata anche la consulenza legale e psicologica. Per sensibilizzare il mondo universitario la Casa della Donna, in collaborazione con il gruppo dei Comitato Unico di Garanzia coordinato dalla professoressa Renata Pepicelli, ha organizzato diversi incontri, particolarmente partecipati sono stati la rassegna cinematografica che si è tenuta al cinema Arsenale dal titolo “Un altro genere di cinema” e lo spettacolo dal titolo “Il limite ignoto”.
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