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Un supporto gratuito con un approccio scientifico per le famiglie dei tossicodipendenti dalla Fondazione Genovese

Laura Genovese
Laura Genovese

Dietro la tossicodipendenza non c’è solo chi consuma, ma anche chi resta. Genitori, fratelli, partner che ogni giorno cercano di salvare un familiare e, troppo spesso, finiscono per perdere sé stessi.



. — È a loro che si rivolge la Fondazione di Laura Genovese, con un servizio gratuito che unisce il rigore scientifico alla forza della solidarietà.

La Fondazione ha scelto di adottare la Dialectical Behavioral Therapy (DBT), un approccio psicologico nato negli Stati Uniti negli anni Ottanta e oggi riconosciuto come uno degli strumenti più efficaci per affrontare dipendenze e comportamenti autodistruttivi. Il metodo combina tecniche di consapevolezza con strategie pratiche per gestire emozioni estreme, migliorare le relazioni e prevenire le ricadute.

La scelta di puntare su un approccio così strutturato nasce da un’esperienza familiare che ha segnato profondamente i fondatori. Il nome della Fondazione richiama anche Alberto Genovese, imprenditore che ha attraversato periodi di dipendenza culminati in vicende giudiziarie finite sulle prime pagine dei giornali. È stato questo dolore privato a spingere Laura a trasformare la sofferenza in un progetto capace di aiutare altre famiglie a non sentirsi più sole.

«Per chi vive accanto a un tossicodipendente, ogni giorno è una prova di resilienza — spiegano i terapeuti della Fondazione —. La DBT aiuta a sviluppare competenze concrete per restare lucidi e proteggere sé stessi, anche nei momenti più difficili».

Il supporto offerto non è un intervento generico, ma un percorso personalizzato che insegna a riconoscere i segnali di una crisi imminente, a stabilire confini sani e a gestire le relazioni senza cadere nella spirale della colpa e della disperazione. Ogni sessione, condotta online da uno psicologo online esperto, dura circa cinquanta minuti e può essere ripetuta senza limiti, garantendo totale gratuità e anonimato.

La Fondazione sostiene interamente il progetto con risorse proprie e donazioni private, rendendo accessibile a tutti un tipo di supporto che, nel circuito privato, resta spesso proibitivo. «Non basta aiutare il malato — osservano i terapeuti — se non proteggiamo anche chi gli sta accanto».

Un gesto concreto, che unisce scienza e umanità, e che potrebbe cambiare il modo in cui il nostro Paese affronta il dramma delle dipendenze.


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