La pittura onirica di Galileo Chini al Palp
di Riccardo Ferrucci - giovedì 31 gennaio 2019 ore 07:00
Dal mese di dicembre2018 il PALP (Palazzo Pretorio di Pontedera) ospita la mostra Orizzonti d’acqua tra Pittura e Arti Decorative. Galileo Chini e altri protagonisti del primo Novecento, curata da Filippo Bacci di Capaci e Maurizia Bonatti Bacchinie promossa dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Pisa,con il patrocinio della Regione Toscana. La mostra, che proseguirà sino al mese di aprile 2019, ha come protagonista Galileo Chini, una delle figure di maggior rilievo del Modernismo internazionale, e alcuni artisti che hanno condiviso con lui le esperienze del periodo, dal Simbolismo al Liberty, dalla Secessione viennese alle suggestioni dell’ Orientalismo. Il tema dell’esposizione sarà l’acqua, soggetto ricorrente in quei movimenti artistici che, tra Otto e Novecento, si sono identificati con il Simbolismo e il Divisionismo.
Fil rouge che accompagna il visitatore lungo tutto il percorso espositivo, l’acqua costituisce una nota costante in tutta la produzione di Chini e racconta la sintonia dell’artista con gli sfondi ora fluviali, ora marini, dall’Arno al fiume di Bangkok, da Venezia ai centri balneari e termali di Viareggio, Montecatini e Salsomaggiore. Non ne è esente neppure la produzione ceramica, l’ambito, tra i molteplici in cui Chini si espresse, che gli diede l’opportunità di entrare nel circuito internazionale e di imporsi fin dal 1898 tra i primi interpreti del Liberty in Italia: i soggetti della fauna marina sono protagonisti nella decorazione di vasi, piatti, formelle dove l’artista gareggia con la natura nella varietà delle composizioni e nella resa cromatica attraverso stupefacenti smalti a lustro.
La mostra è divisa in quattro sezioni: Simbolismo e Divisionismo, L’acqua come soggetto della produzione decorativa, l’Orientalismo e la fase Secessionistica e klimtiana, ognuna delle quali presenterà dipinti, bozzetti e manufatti ceramici per accostare il visitatore alla complessità del fare artistico di Galileo Chini. E al suo fianco, in un costante confronto, le opere degli altri grandi protagonisti del Novecento italiano, a lui legati da amicizia, lavoro o sintonia culturale: Plinio Nomellini con cui condivise l’impresa della Sala del Sogno, Giorgio Kienerk, che fu precoce divulgatore del Liberty in ambito toscano, Leonardo Bistolfi, tra i promotori dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna organizzata a Torino nel 1902, Duilio Cambellotti, il maggior rappresentante del Decò a Roma e, ancora, l’emiliano Aroldo Bonzagni e i toscani Moses Levy, Lorenzo Viani e Salvino Tofanari.
E’ una delle mostre più belle realizzate in Toscana e ci consente di riscoprire uno degli artisti più geniali che abbiamo avuto in Toscana nel novecento. E’ un artista che attraversa con lievità i vari movimenti artistici del periodo dal Liberty alla Secessione, dall’Art Deco al Simbolismo. E’ un artista di successo, viste le innumerevoli committenze, impegni progettuali.
Come diceva in una lettera Chini: “ Forse il mio sogno, mi si presenta non errato, se la fortuna non mi arride in vita, potrà essere la mia vita orgoglio per chi a me rimane ed il mio nome potrà......essere vendicato da morto, questa è la cosa più bella per un artista…rimanere. Per questo lavorerò sempre di più… fino a che potrò.”
Come scrive in catalogo Bacci di Capaci: “La sua vastissima e versatile produzione produzione, pur abbracciando argomenti e tecniche diverse, è segnata sempre da una costante impronta personale e svela la continua ricerca di bellezza, il suo profondo, radicato bisogno di eleganza e armonia.”
E’ sicuramente la mostra del Palp una delle più belle prodotte in Toscana in questo anno e ci permette di riscoprire l’arte e la poesia di uno dei più grandi autori toscani del novecento, Galileo Chini. Un autore che ha lasciato un segno importante ed europeo nell’arte toscana del suo periodo, illuminando con fantasia e coraggio infiniti luoghi e innumerevoli visioni. Alcuni grandi dipinti in mostra ci lasciano senza fiato e rendono giustizia ad uno dei più grandi autori del nostro novecento, forse dimenticato troppo in fretta dalla critica, rispetto ad autori meno internazionali e meno ricchi di pathos e poesia.
Riccardo Ferrucci