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giovedì 07 novembre 2024

INCONTRI D'ARTE — il Blog di Riccardo Ferrucci

Riccardo Ferrucci

Riccardo Ferrucci è nato Pontedera e vive a Calcinaia. Giornalista e critico ha pubblicato numerosi volumi sul cinema e sull’arte. Tra le sue pubblicazioni “Paolo e Vittorio Taviani , la poesia del Paesaggio”, editore Gremese. Ha diretto la rivista letteraria Ghibli ed ha collaborato con importanti istituzioni pubbliche. Attualmente è funzionario della Regione Toscana.

​La poesia misteriosa di Atchugarry

di Riccardo Ferrucci - giovedì 12 settembre 2019 ore 07:00

Pablo Atchugarry

Pablo Atchugarry è nato a Montevideo, Uruguay, il 23 agosto 1954. Nel 1982, la città di Lecco gli commissionato il suo primo progetto monumentale in marmo di Carrara, che Atchugarry realizza da un blocco marmoreo di dodici tonnellate. Completata nel 1983, l’opera viene successivamente esposta nel Museo di Villa Manzoni di Lecco, nella Basilica di San Sempliciano a Milano e nella Basilica di San Nicolò di Lecco. È in quest’occasione che Atchugarry decide di stabilirsi definitivamente a Lecco, dove apre il proprio studio. Il 25 settembre 1999 viene inaugurato il Museo Pablo Atchugarry a Lecco, dove sono esposte in maniera permanente diverse opere che rappresentano il percorso artistico di Atchugarry, dai primi dipinti alle sculture più recenti, così come l’archivio della sua produzione.

L’artista oggi vive e lavora tra Lecco e Manantiales (Uruguay), dove dal 2009 risiede la Fondazione Pablo Atchugarry, un parco internazionale di scultura, arte e cultura. Nel 2019 riceve l’onorificenza, da parte del Presidente della Repubblica Italiana, di Ufficiale della Stella d’Italia. A maggio dello stesso anno, la Galleria d’Arte Contini inaugura “The Movement of Light”, mostra personale dedicata all’artista presso la sede di Venezia. Il linguaggio artistico di Atchugarry, pur ispirandosi ad archetipi della statuaria classica, rinascimentale e barocca, si sviluppa in forme astratte assolutamente inedite e contemporanee. Un’estetica armoniosa che si schiude in composizioni ascensionali delicate nei colori morbidi e traslucidi del marmo e in quelli più brillanti e decisi delle sculture in bronzo dipinte.

Atchugarry nella scultura cerca una sua strada verso la leggerezza togliendo peso alle strutture formali, indirizzando la sua ricerca verso un’arte dell’essenzialità e dell’armonia. E’ una strada verso la lievità e il sogno, costruendo un viaggio che recupera il senso del tempo e della storia, aprendosi ad una suggestiva modernità. L’arte possiede la dimensione evocativa della musica, i tempi e i ritmi sospesi di un canto ed un suono che nasce e si sprigiona dalle cose,, dalla pietra, dal marmo, dai colori naturali dei materiali utilizzati. E’ una dimensione quella che propone l’artista nel suo cammino attraverso cicli di opere che si ripetono, richiamandosi attraverso sottili e significative variazioni formali; quasi ad evocare una dimensione enigmatica dell’arte, dove tutto si riproduce e si ripete, ma dove tutto cambia e muta ogni volta.

Il viaggio di Atchugarry è diretto verso la conoscenza e la costruzione di una possibile immagine di mondo, le sue sculture sono segni misteriosi e conservano i loro segreti, in dicano un luogo pieno di verità nascoste. Le opere possiedono l’indeterminatezza dei sogni, appartengono ad un regno in bilico tra sogno e realtà, tra slancio verso il futuro e recupero di memoria e radici antiche.

Così ricorda la sua scoperta del marmo come materiale privilegiato per il suo lavoro: “Era il 1979 ed ebbi modo per la prima volta di lavorarlo, fu subito amore. Il marmo è sicuro il materiale che prediligo, nelle sue quattro varianti che amo definire ‘pennellate della natura’: lo statuario di Carrara, che è bianco, il marmo rosa, quello grigio e quello nero del Belgio. Ho lavorato anche col bronzo, con l’acciaio e col legno. Di fatto tra materiale e artista si instaura una sorta di dialogo: non è solo l’artista che sceglie il ma-teriale ma viceversa, è anche il materiale che sceglie l’artista, lo indirizza, con la sua bellezza e le sue imperfezioni. Come insegnava Michelangelo, l’idea che mi guida nello scolpire è che l’opera vada solo fatta uscire dal blocco di materiale che ho davanti”.

La sua arte interroga il futuro e, a volte, colora le sue opere con un colore intenso che provoca una vibrazione moderna in una struttura classica. La mostra di Pietrasanta dimostra la maturità raggiunta dall’artista che evoca la dimensione del tempo e del sogno come le antiche opere, ma con rimandi al nuovo e alla modernità.

“La mia attività di scultore è iniziata - aggiunge Atchugarry - con dei riferimenti figurativi. Andando avanti si sono semplificati: dando veste astratta a quei riferimenti, stilizzandoli in segni significanti ho trovato il modo di far emergere al meglio l’essenza della scultura. Le mie opere si sviluppano verso l’alto perché si interrogano, come me, sul futuro, sullo spazio, sul tempo in cui si trovano ad esistere”.

A volte sembra di vedere un monolite misterioso, come quello raccontato da Kubrick, che racchiude un segreto che solo lo sguardo dell’arte può svelare. Si descrive il senso di provvisorietà e fragilità di un’epoca, dove anche il materiale più duraturo, come la pietra, sembra essere sul punto di dissolversi : perdere la sua forza primitiva e tornare a confondersi con il paesaggio e la natura.

Riccardo Ferrucci

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