Maranghi per Fabrizio De Andrè
di Riccardo Ferrucci - mercoledì 13 ottobre 2021 ore 08:00
A volte nell’arte nascono incontri fortunati, come quello tra il pittore toscano Giovanni Maranghi e il cantautore genovese Fabrizio De Andrè, sono nate una serie di opere che testimoniano un amore e la poesia dell’arte di Maranghi che trova piena adesione nelal poetica del cantautore.
L’arte di Giovanni Maranghi approda a Genova, in Via del Campo29rosso, in un Emporio Museo che raccoglie la tradizione musicale della “Scuola Genovese”, con una mostra personale. “Mastica e sputa”, questo il titolo dell’esposizione, liberamente inspirato dalla celebre canzone del cantautore Fabrizio De André, “Ho visto Nina volare”. Il racconto del cantante genovese diventa la partitura ideale per un viaggio poetico di Maranghi che incontra ricordi personali e recondite armonie nelle parole del cantautore.
Infatti questa mostra è nata dal sapore del ricordo, come ci spiega lo stesso Maranghi: «Nella seconda metà degli anni ‘90, a Castiglioncello (LI), dove passavo con tutta la mia famiglia (moglie, suoceri e due bambini in tenerissima età) l’intera estate, arrivava da un paese a nord di Kiev poco lontano da Cernobyl, ospite di una famiglia di amici nostri vicini, una bambina, bionda occhi celesti di nome Nina. Tutto questo successe per varie estati in relazione ad un accordo con una associazione umanitaria.
Durante i primi mesi di quest’anno, costretto dal Covid fra le mura domestiche, mi è successo come a tanti di noi di riaprire vecchi cassetti, album di foto e altre cose smarrite nella memoria per la solita mancanza di tempo. Tornando indietro di qualche anno, devo dire che ho sempre amato ascoltare le interpretazioni di Fabrizio de André e fra queste una un po’ melanconica, ma ricca di immagini per un attento sognatore, era ed è “Ho visto Nina volare”. Perciò avuta in mano quella foto, ascoltando la canzone, ho iniziato ad immaginare sull’altalena di Fabrizio, la mia Nina, la bella Nina dagli occhi celesti che aveva fatto innamorare i miei piccoli figli. Sicuramente per lei passare l’estate a Castiglioncello voleva dire cambiare radicalmente vita e scoprire un mondo nuovo e diverso dal suo, ma, nonostante ciò, rimaneva in lei la sua aria melanconica, un po’ come le note di De André. Ho iniziato quasi per gioco a trovare altre affinità, fra la canzone e la mia vita, il mio lavoro, le mie conoscenze e ho cercato fra le righe della canzone qualche parola che per me significasse qualcosa di personale, magari un ricordo. Così è venuto fuori, il miele che per tanti anni ho addizionato al gesso nella preparazione delle mie tele e poi la cera che usavo come finale per i miei lavori ad encausto, ed è stato allora che ho deciso di dipingere qualcosa che fermasse quei momenti. Quindi solo un modo di legare un bellissimo ricordo, una bellissima canzone a dei bellissimi bambini».
L’arte di Giovanni Maranghi si presenta come una delle esperienze più originali e autentiche della pittura contemporanea, le donne e le sue immagini restano frammenti importanti, scritti in modo indelebile sulla tela. Il suo procedere artistico è un invito al sogno e alla leggerezza, quella indicata da Calvino, che ci racconta l’autore nel suo diario visionario, attraverso una serie di opere che restano nel cuore e appartengono alla memoria dello spettatore».
Una mostra itinerante quella di Giovanni Maranghi, che a febbraio fu presentata alla Chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa. Adesso viene presentata a Genova, città simbolo per il mondo poetico di Fabrizio De André. La mostra è organizzata da Casa d'Arte San Lorenzo, in collaborazione con viadelcampo29rosso, spazio museo del Comune di Genova, gestita da Solidarietà e Lavoro SCS Onlus e promossa dal Comune di Genova, con il Patrocinio della Fondazione Fabrizio De André, con il supporto di FuoriLuogo. La mostra sarà aperta fino al 6 novembre 2021.
Riccardo Ferrucci