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martedì 19 marzo 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Il kamasutango

di Maria Caruso - venerdì 15 marzo 2019 ore 17:04

Spesso sento dire, sia dai profani sia da parte di qualche tanguero, che ballare il tango è come far l’amore. Da ciò nasce l’idea di questo articolo, che prego fin da ora, di prendere con il giusto senso, poiché non è mia intenzione essere volgare o dissacrante nei confronti del tango e tanto meno della cultura indiana. 

Il Kamasutango dunque è un modo di ballarla che può essere d’aiuto per goderla appieno in tutte le sfaccettature, al fine di perseguire un buon ballo e il piacere di farlo (Kama= piacere in sanscrito). Il piacere di ballare e il benessere che da esso scaturisce, rappresenta uno degli scopi dei tangueri, insieme alla liberazione di quei tabù, derivanti dalla vicinanza prossemica intima con perfetti sconosciuti. 

Per motivi di spazio, mi limiterò a descrivere solo alcuni aspetti del Kamasutango. L’abbraccio, il contatto, deve essere spiegato dal maestro di tango, per dare a entrambi la possibilità di ottenere la massima soddisfazione durante la tanda. Nel Kamasutango, l'abbraccio viene considerato come una unione tra due corpi che si muovono all’unisono e pertanto tutti i vari aspetti rappresentativi di questa armoniosa danza, vengono presi in considerazione: la mirada, gli adorni, i ganci, i bolei, ecc. Il Kamasutango non è fatto solo di figure ma di ogni aspetto del tango, analizzandolo nei minimi dettagli:  come riuscire a fare le mirade, o di come abbracciare l’altro, quale postura tenere, ecc. In queste righe parliamo anche di galateo, di come in pratica deve comportarsi un tanguero e quali priorità debba avere. L’obiettivo è quello di dare il meglio di sé sia come persona che come tanguero e ovviamente parlo anche per le donne. 

Il kama cioè il piacere di ballare è uno degli scopi, ma non solo, poiché esiste anche la crescita personale nel ballare, il benessere nel farlo, nonché della dipendenza che tale mondo crea. In uno dei capitoli sono indicate le figure ed è ciò che rischia di rimanere di tale cultura, a chi si approccia oggi, se si imbatte in falsi maestri che pensano solo al business. Nel capitolo dedicato, si parla dei vari stili di tango e dei vari tipi di abbraccio. Si parla della lunghezza dei passi e della loro profondità, come conseguenza dell’energia sviluppatasi dalla presa di pavimento, sia nell’uomo che nella donna. 

I nomi utilizzati sono evocativi: flower, seguidora, leader, ecc. Altra cosa interessante, per chi avrà il piacere di leggere il Kamasutango, è la grande importanza che viene data alle differenze tra uomo e donna, nel momento cruciale del ballo poiché è l’uomo che marca e la donna segue, un millesimo di secondo dopo e, infine, alle attenzioni che il tanguero deve porre all’atto in sé, fin dal primo momento e fino alla fine della tanda, che prevede il riaccompagnare la donna al posto dove era seduta. Sia chiaro che non è necessario essere dei super ballerini per ballare in modo decente. Nel Kamasutango infatti ci sono passi semplici e complessi che si possono fare man mano che si aumenta il proprio livello di ballo. Non è neppure richiesto un grande equipaggiamento, poiché bastano degli abiti comodi e un paio di scarpe adatte per ballare. 

Nel Kamasutango esistono anche 100 possibilità di uscita per quando vi trovate davanti a una coppia in ronda, inclusa la possibilità di fare una pausa! Rimarrete sorpresi e sarete sollecitati a sperimentare qualcosa di nuovo e di audace insieme alla ballerina/o di turno. In pratica sarete ispirati e invogliati a spezzare la routine dei vostri passi e delle vostre sequenze per manterrete viva la passione per il tango. Il Kamasutango vi permette infatti di ballare divertendosi, di inventarsi con spunti creativi nuovi passi e di rafforzare la connessione tra i vari partner. Provando nuove possibilità e ballando con tutti, si affinano i sensi e si stimolano la fantasia e la percezione dell’altro.  Ogni gesto serve a comunicare intere frasi o idee, ogni espressione facciale narra emozioni. Al di là dei tre ritmi classici tutto si evolve attraverso lo studio costante e ben vengano le diverse forme di rappresentare la danza del tango a patto però che vengano mantenuti alcuni punti fondamentali per non farlo diventare qualcos’altro. 

Lo scempio è sotto i nostri occhi e per chi ama il tango vedere una serie di comportamenti, di musiche che non sanno di tango, di ambienti che non si avvicinano affatto a quello che era agli esordi, beh non è sempre facile da digerire. E’ così bella la parte seduttiva dell’invito, dell’avvicinarsi all’altro, di abbracciarsi per rimanere in totale connessione, di rimanere fino alle ultime note del brano accostato al cuore dell’altro e intendo per sedurre quella modalità di attrarre a sé l’altro, diventa un vero peccato lasciarla andare e sostituirla con qualcosa che di tango non ha niente. 

Ovvio che tutto ciò è un mio pensiero personale. Liberi di non pensarla come me e gradito invece il confronto poiché nel capire le ragioni dell’altro potrei, non dico ricredermi ma giustificare il perché dei comportamenti così poco consoni a quelli tradizionali. 

Il tango è di tutti e pertanto una grande responsabilità in chi intende ballarlo, insegnarlo, organizzarlo. E per concludere vi riporto una frase che dice sempre mio figlio: A grandi poteri, grandi responsabilità! Abbraccio tanguero….

Maria Caruso

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