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Attualità giovedì 30 ottobre 2014 ore 17:15

Epatite e tumore al fegato c'è diagnosi e cura

L'equipe della dottoressa Maurizia Rossana della clinica ospedaliera di Pisa ha pubblicato su riviste specialistiche le due importanti scoperte



PISA — Dall'Università di Pisa due importanti scoperte per le malattie del fegato, la prima è un modella di diagnosi dell'epatite B, la seconda è una terapia cellulare antitumorale sempre in ambito epatico. I risultati sono stati pubblicati su importanti riviste scientifiche internazionali. Si tratta di due lavori originali che fanno riferimento a 2 recenti ricerche di grande impatto traslazionale del gruppo della dottoressa Maurizia Rossana Brunetto, direttore dell'Unità operativa di Epatologia dell’Aoup, Centro di riferimento della Regione Toscana per la diagnosi e il trattamento delle epatopatie croniche e del tumore del fegato. La prima riguarda la scoperta di un profilo epigenetico (combinazione di micro-RNA circolanti nel siero) e la definizione di un indice numerico che identifica il momento di transizione (sia naturale che indotto da terapia) tra infezione attiva e non attiva da virus dell’epatite B, cioè del passaggio dalla condizione di malattia a quella di infezione senza malattia di fegato.Si tratta di un cambio di paradigma diagnostico molto innovativo in quanto viene proposto, per la prima volta nella pratica clinica, un marcatore epigenetico e non virale di controllo dell’infezione da parte del soggetto infettato. Concretamente, l’aggiunta di tale indice alla quantizzazione dei marcatori virali, già sviluppata negli anni scorsi dallo stesso gruppo, permette una vera individualizzazione terapeutica con la personalizzazione del tipo e della durata della cura.L’altra pubblicazione si riferisce allo sviluppo e prima applicazione sull’uomo di un’innovativa terapia cellulare che, mediante ingegnerizzazione genetica della specificità antitumorale dei linfociti del paziente, ha permesso di aggredire le metastasi extraepatiche di un paziente con infezione da HBV, trapiantato di fegato per epatocarcinoma. Questo approccio terapeutico, effettuato per la prima volta in questo specifico contesto clinico, è stato il frutto di una collaborazione internazionale (Italia, Inghilterra, Singapore e Usa) promossa dal gruppo pisano e presentato ad inizio anno al Summit internazionale sul tumore del fegato organizzato a Ginevra dall’associazione europea per lo studio del fegato.


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