Politica domenica 07 luglio 2024 ore 17:30
Biondi all'attacco sulla gestione dei cassonetti

L'eliminazione di alcuni cassonetti interrati ha prestato il destro alla condanna diffusa della errata gestione dei rifiuti in San Martino
PISA — Il consigliere del Partito Democratico Marco Biondi ha criticato la scelta di eliminare alcuni cassonetti interrati a San Martino, che avrebbe causato un evidente disagio agi abitanti della zona.
"L’aspetto ancora più grave è stata la mancanza di comunicazione e di informazione da parte dell’amministrazione comunale nei confronti dei residenti - ha spiegato - che da un giorno all’altro hanno trovato i cassonetti inutilizzabili e con il cartello indicante la soppressione, nello specifico quelli in via del Carmine e quelli in via Giordano Bruno. Ci auguriamo che la loro soppressione sia momentanea e dovuta ai lavori che riguardano gli interventi sulle fognature".
"Per un quartiere già in affanno - ha proseguito - oggetto di numerosi cantieri da quello riguardante l’ex distretto in via Giordano Bruno a quello in via Turati inerente l’ex cinema Ariston, tenuto conto anche quello della chiesa di san Martino e dell’immobile della Scuola Normale in via Turati, ci saremmo aspettati una corretta informazione da parte del Comune che, ancora una volta, decide senza comunicare e senza trovare soluzioni che possano diminuire i disagi per i cittadini".
"Non riteniamo una decisione corretta la scelta di installare oltre 25 cassonetti mobili in via Giovanni Pascoli davanti alla PAM, chiusa a dicembre 2023 - ha specificato - soprattutto in un’area a ridosso di Corso Italia e considerato che la zona presenta già dei problemi di degrado mai risolti in questi anni."
La temporaneità della scelta, inoltre, non convince Biondi. "Basta con questa scusa: in Italia sembra che con il termine temporaneo si possa fare sempre tutto - ha detto - con questa scusa non si vogliono né pensare né attuare soluzioni che rispettino la città e siano capaci di esprimere una buona qualità urbana".
"La temporaneità è soltanto una scusa per trasformare in modo errato lo spazio pubblico - ha concluso - che, invece di essere un tessuto connettivo e sociale urbano, diventa uno spazio in cui tutti fanno quello che vogliono, senza un progetto coordinato e senza controllo".
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