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Attualità lunedì 28 luglio 2025 ore 15:30

"Darsena Europa, servono i dati sui fanghi"

L’associazione La Città Ecologica torna a chiedere trasparenza, “Analisi fondamentali per capire se l’opera è davvero realizzabile e sostenibile”



PISA — A distanza di quasi tre anni dalla prima richiesta, l’associazione La Città Ecologica torna a domandare l’accesso agli atti per ottenere i risultati delle analisi sui sedimenti da scavare per la realizzazione della Darsena Europa. La richiesta è stata nuovamente inviata al Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, con l’obiettivo di conoscere la natura chimico-fisica, biologica e granulometrica di quasi 16 milioni di metri cubi di materiale che dovrebbero essere movimentati.

"Vediamo se questa volta rispetteranno le leggi dello Stato", si legge nel comunicato diffuso oggi dall’associazione. Secondo i firmatari, quei dati sono essenziali per capire quale sarà il destino dei sedimenti: se fossero inutilizzabili, le conseguenze su tempi e costi dell’opera sarebbero, a loro dire, tali da renderla irrealizzabile.

Il progetto della Darsena Europa è da tempo al centro delle critiche del mondo ambientalista, in particolare per l’impatto previsto sul tratto di mare davanti alle Secche della Meloria e sulla morfologia della costa. "Si tratta – spiegano – di un’opera che prevede un molo nord lungo oltre tre chilometri, dove attraccherebbero portacontainer alti fino a 80 metri, equivalenti a grattacieli di 22 piani. Un’infrastruttura che interromperebbe ogni comunicazione diretta tra la costa a sud e quella a nord del porto di Livorno".

Gli effetti sul litorale pisano sono ancora sconosciuti. "Potrebbero essere catastrofici", si legge ancora nel testo. Preoccupano anche i potenziali riflessi sulla foce dello Scolmatore, dove secondo l’associazione l’energia delle onde potrebbe aumentare con effetti sulla sicurezza idraulica dell’Arno in caso di piena.

Secondo La Città Ecologica, la Darsena Europa è "un’opera ambientalmente non sostenibile in sé e quindi da non realizzare". L’associazione sottolinea come in Italia quasi tutti i grandi porti abbiano progetti simili di approfondimento dei fondali, creando un meccanismo di concorrenza "assurda" e dannosa, alimentata con fondi pubblici. "Anche Venezia – aggiungono – sta inseguendo questi mostri marini, con il rischio di devastazioni ambientali a catena".

Nel mirino finisce anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, accusato di avere destinato "200 milioni pubblici a questa opera, proprio mentre si candida per un nuovo mandato".

Per l’associazione, la vera priorità è un’altra: prepararsi agli effetti dei cambiamenti climatici. "Gli ultimi eventi meteomarini hanno già mostrato quanto sia vulnerabile il nostro litorale. Le stime scientifiche parlano di un innalzamento del mare fino a 2,5 metri entro il 2100. È urgente – concludono – un piano di adattamento serio per tutta la costa tra Livorno e Viareggio, finanziato almeno quanto la Darsena Europa, e costruito con competenze scientifiche internazionali"


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